Si aprono dieci giorni decisivi per il futuro dell’Imperia Calcio. Dieci giorni per trovare investitori o sponsor in grado di garantire il pagamento degli stipendi dei giocatori da settembre a dicembre. Per l’ultimo mese il saldo potrebbe slittare a gennaio, ma si tratta di dettagli tecnici che non cambiano la sostanza del problema: entro il 31 dicembre la Lega di Serie D pretende la presentazione delle liberatorie del personale sportivo. In caso contrario, scatterà una penalizzazione di un punto in classifica per ogni liberatoria mancante, per ciascun calciatore e per ogni mese non corrisposto: sarebbe un bagno di sangue in classifica.
È difficile immaginare che i giocatori possano firmare “al buio”, rinunciando di fatto a quattro mesi di emolumenti. I conti sono presto fatti: servono almeno 60 mila euro per evitare il baratro sportivo. Una cifra non impossibile, se rapportata alla storia della società e al peso simbolico che l’Imperia Calcio continua ad avere in città, ma che oggi sembra pesare come un macigno.
Ieri, intanto, allo stadio, in tribuna c’era il sindaco Claudio Scajola, affiancato dal presidente del Consiglio comunale Simone Vassallo e dal consigliere Davide La Monica. Durante l’intervallo, il primo cittadino si è recato in Gradinata Nord, dove gli Ultras avevano esposto a inizio partita uno striscione eloquente: un invito ai “politici e imprenditori imperiesi a svegliarsi”. Un messaggio dal destinatario fin troppo chiaro, soprattutto alla luce della quasi totale scomparsa, dal panorama cittadino, di una classe imprenditoriale degna di questo nome.
Scajola, a quanto trapela, avrebbe rassicurato la frangia più calda del tifo nerazzurro, garantendo il proprio impegno diretto. Sarebbero tre gli incontri con altrettanti potenziali sponsor in programma già in settimana. Per alcuni si tratterebbe addirittura di un secondo passaggio a Palazzo Civico, segno che la trattativa è tutt’altro che semplice ma ancora aperta.
Le parole del sindaco sembrano aver sortito un primo effetto sugli Ultras, che hanno tolto lo striscione e, in un gesto tanto simbolico lo hanno dato alle fiamme, regalando persino una sciarpa nerazzurra all’ex ministro. Un segnale di fiducia, o forse solo una tregua.
Ma basterà? La domanda resta sospesa, come il destino dell’Imperia. Il tempo, ora, stringe davvero. E le promesse, se non seguite dai fatti, rischiano di trasformarsi nell’ennesima occasione mancata. Dieci giorni: non uno di più.













