IL PUNTO/ Il caso Gagliano e la crisi silenziosa della giunta Scajola

Le avvisaglie c’erano da tempo. I tanto sbandierati semafori intelligenti – un esperimento fallito – erano stati affidati ad un altro assessore in virtù della delega all’Innovazione tecnologica, quando a Imperia servirebbe, anzitutto, un vero esperto di traffico. Poi è stata la volta della riapertura a doppio senso dell’Argine: annunciata, predisposta, promessa ai cittadini… ma mai realmente attivata. 

Ora è arrivato il siluramento dell’ormai ex assessore Antonio Gagliano, complice la diffusione di una chat privata finita nelle mani dei media. Una fuga di notizie interna, opera di un “corvo” che ha scelto il momento perfetto per far detonare una situazione già incandescente. 

E dire che non era bastata, per dargli il benservito, al sindaco Claudio Scajola, l’aggressione verbale – e quasi fisica – che lo stesso Gagliano aveva rivolto a un giornalista durante un consiglio comunale. Un episodio grave, passato allora senza nemmeno un richiamo ufficiale.

L’ex “camicia verde”, fondatore delle ronde padane  imperiesi, il barista del locale di via Cascione sulle cui poltroncine, nel 2018, era nata la candidatura di Scajola, l’uomo capace di portare in dote un record di preferenze che andava a coprire le buche in piena stagione turistica sostituendosi agli operai comunali,  esce ora di scena. Finisce così, dopo sette anni di assessorato, la parabola di una figura che era insieme un vero e proprio  "simbolo" della giunta e fedelissimo del primo cittadino.

La vicenda Gagliano non è solo il racconto di una destituzione, ma la fotografia di una maggioranza attraversata da tensioni, personalismi e vendette interne. E di una città che continua a pagarne il prezzo.