Francamente, meglio se stava zitto, caro sindaco Claudio Scajola. Ha scelto di rispondere alle critiche dell’opposizione con parole pesanti, puntando il dito contro i social network e chi li frequenta: “Oggi chiunque può insultare, anche gli imbecilli”. Uno sfogo, forse, ma anche un clamoroso autogol. Perché se c'è un politico locale che ha saputo usare – e sfruttare – i social come megafono del proprio operato, quello è proprio Lei.
Video confezionati, comunicati a raffica, post celebrativi e una macchina comunicativa ben oliata, sorretta da un nutrito staff di giornalisti, addetti stampa, social media manager assunti e pagati coi soldi di tutti gli imperiesi per raccontare ogni posa, ogni taglio di nastro, ogni intervento. Il tutto, ovviamente, ben amplificato proprio su quei social che oggi accusa di essere terreno fertile per “imbecilli”.
Un paradosso che grida vendetta al buon senso: da una parte li demonizza, dall’altra li usa come cassa di risonanza. Una contraddizione palese, un po’ come un gatto che si morde la coda… e si fa pure male.
Certo, il tema dell’odio online è serio e reale. Ma proprio per questo andrebbe trattato con responsabilità, non con uscite estemporanee che sanno più di fastidio personale che di analisi politica. Se vuole davvero parlare del problema del linguaggio sui social, dovrebbe partire dalla sua stessa comunicazione.
Altrimenti, il rischio è che la Sua indignazione sembri solo un riflesso nervoso di chi mal sopporta le critiche, specie quando colpiscono nel segno. E allora, Sindaco, la prossima volta – con rispetto parlando – meglio un minuto di silenzio che uno sfogo fuori luogo.