Quarta puntata. L'OROLOGIO.
Seduto alla scrivania del suo ufficio, al primo piano del comando di Albenga, il capitano Forti ascolta con attenzione la chiamata dei colleghi di Imperia: “Abbiamo trovato l’auto, quella vecchia e scura fuggita dopo l’omicidio ad Andora. Appartiene a un muratore albanese che lavora per Dei. Sotto il sedile posteriore c’erano nascosti l’orologio, il portafoglio della vittima e un taglierino.
Ora faremo i rilievi del caso, ma abbiamo già posto in stato di arresto sia il proprietario dell’auto che il ragazzo che lavora con lui e con cui divide un piccolo appartamento qui a Imperia. Loro si dichiarano innocenti, ma le prove appaiano schiaccianti e anche Marina, la moglie della vittima, li ha riconosciuti”.
“È fatta capitano!” esclama Preziosi. Forti, riaggancia, non dice nulla e continua imperterrito, a rileggere scettico, le informazioni davanti a lui.
Nei giorni seguenti i risultati degli esami sul taglierino evidenziano la presenza di sangue, proprio quello di Riccardo Dei, e le impronte digitali dei muratori. Tutti gli elementi portano senza ombra di dubbio ai due ragazzi dell’est, eppure i pensieri di Forti sono ancora affollati da molti dubbi e sospetti. Ma, anche scavando a fondo, di connessioni tra i muratori ed eventuali mandanti non riesce proprio a trovarne. Che si tratti solamente di una vendetta ordita a causa dello sfruttamento del loro lavoro, e quegli oggetti rubati una misera ricompensa? Mah…
Intanto, qualcuno bussa con insistenza alla porta dell'ufficio.
Continua...






