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Attualità | 23 marzo 2020, 13:46

Coronavirus: in silenzio gli operatori funebri continuano a svolgere il proprio lavoro, Brancatelli "Vicenda straziante che lascia un vuoto nel cuore"

"Rammaricante che la nostra categoria non venga menzionata. Abbiamo contatto diretto con le salme infette, riscontriamo serie difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione e non abbiamo disposizioni chiare e precise da parte degli organi competenti", denuncia Brancatelli

Coronavirus: in silenzio gli operatori funebri continuano a svolgere il proprio lavoro, Brancatelli "Vicenda straziante che lascia un vuoto nel cuore"

Come spesso si è ripetuto in questi giorni, uno dei drammi principali dell’emergenza coronavirus, è quello per i parenti delle vittime, purtroppo sempre crescenti anche in Liguria, di non poter dare l’ultimo saluto ai propri cari. I funerali, al pari di ogni altra cerimonia pubblica, sono infatti stati interdetti per evitare il diffondersi dei contagi.

Tra i parenti e i defunti ci sono gli operatori delle agenzie funebri, chiamati mai come ora a svolgere un compito difficilissimo.

"Tra le diverse categorie professionali che maggiormente affrontano e combattono questa terribile emergenza nazionale del Covir-19 ci ritroviamo anche noi operatori delle agenzie funebri”, dichiara a Imperia News Alessandro Brancatelli, titolare dell’agenzia Maccanò & Terrone di Imperia.

Rappresentiamo l'ultimo tassello di una vicenda umanamente drammatica e straziante – continua - che lascia un vuoto nel cuore e una marcata consapevolezza della fragilità umana che, in tanti anni di professione, mai così forte avevo avvertito. E' triste e doloroso accompagnare un defunto, dal momento della presa in carico al momento della sepoltura, senza la presenza degli affetti a lui più cari, così come è desolante avere spesso con i familiari solo contatti telefonici”.

In quest’emergenza, spesso ci si dimentica di citare il lavoro svolto dagli operatori delle agenzie funebri, che al pari degli operatori sanitari rischiano in prima persona di essere a loro volta contagiati.

Trovo rammaricante – spiega Brancatelli - che, in un tale contesto, la nostra categoria non venga menzionata al pari di quella degli operatori sanitari. Frequentiamo quotidianamente le strutture sanitarie (ospedali, case di cura, camere mortuarie) nonché le abitazioni private dimora dei malati, abbiamo contatto diretto con le salme infette, riscontriamo serie difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione e non abbiamo disposizioni chiare e precise da parte degli organi competenti che possano permetterci di accompagnare al meglio i famigliari in un contesto così doloroso".

Christian Flammia

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