Immobili e uffici dello stabilimento litografico Renzetti, azienda dichiarata fallito lo scorso anno, saranno posti all'asta: il prezzo base stabilito dai periti sarà di 1 miliardo e 172 milioni di lire. L'annuncio della vendita è arrivata direttamente dal procuratore fallimentare, Remo Sasso.
"Se la vendita dovesse andare bene - conferma - si potranno pagare integralmente i creditori privilegiati ma, soprattutto, i circa settanta dipendenti che attendono ancora, da dodici mesi, il 50 percento della liquidazione".
La dichiarazione di fallimento della Renzetti era stata un vero choc per la città. L'azienda era considerata sana, uno tra i pilastri portanti dell'economia imperiese. Fondata da Domenico Renzetti nel 1910, al suo attivo ha avuto la realizzazione di oltre 7.000 marchi di ogni genere.
Il salvataggio della dote Renzetti potrebbe anche costituire la base di un originalissimo museo specializzato da affiancare, idealmente, al Museo degli Spaghetti, creato a Pontedassio da Vincenzo Agnesi. Una storia, quella dei 7.000 marchi made in Renzetti, che nel suo piccolo rappresenta parte della storia d'Italia della prima metà del '900.
Si iniziò, agli albori del secolo, con semplici fregi e figure simboliche, per poi passare a disegni più vivaci. Si tendeva a richiamare il desiderio, a toccare la nostalgia degli emigranti italiani all'estero, soprattutto nelle due Americhe, tra i principali Paesi consumatori d'olio. "Profumava di patria", sostenevano i designer della Renzetti. Ed ecco, allora, sulle etichette, i panorami del Vesuvio, la Lanterna di Genova, la Mole Antonelliana, la Madonnina di Milano, l'Etna, i Pupi e i carretti siciliani, Marechiaro e l'immancabile Tricolore.














