Accolto il ricorso dell’avvocato Enrico Panero contro una maxi bolletta del servizio idrico integrato emessa da Rivieracqua S.p.A.: la giudice di pace di Sanremo, Cristina Zeppa, ha disposto in via d’urgenza la sospensione dell’efficacia della fattura contestata, bloccando anche ogni eventuale messa in mora o interruzione del servizio nei confronti di una cittadina di Bordighera, in attesa della decisione definitiva nel merito della controversia.
"La vicenda -spiega Panero - rappresenta un importante precedente nella difesa dei diritti degli utenti, sempre più spesso colpiti da aumenti tariffari ritenuti sproporzionati e da richieste di pagamento relative a consumi ormai prescritti".
Il ricorso, promosso dall’avvocato Panero metterebbe in evidenza una serie di gravi criticità nella fatturazione Rivieracqua. "Applicazione di tariffe non ancora approvate dall’autorità di regolazione ARERA; la violazione del principio di corrispettività tra il servizio effettivamente reso e l’importo richiesto; il mancato rispetto dei termini di prescrizione biennale stabiliti dalla Legge di Bilancio 2018; e l’assenza di trasparenza nel dettaglio delle voci riportate in bolletta. In particolare, la fattura impugnata conteneva importi relativi a consumi risalenti a oltre due anni fa, senza che l’utente fosse stato adeguatamente informato, come previsto dalla normativa vigente".
Secondo la tesi difensiva, si tratta quindi di un pagamento non dovuto, poiché privo del necessario presupposto giuridico rappresentato dall’approvazione tariffaria dell’Autorità. Accogliendo l’istanza cautelare presentata dal legale imperiese, il Giudice ha ritenuto sussistenti i presupposti per una sospensione immediata del pagamento contestato, aprendo così la strada a una più ampia riflessione sulla legittimità degli aumenti applicati da Rivieracqua negli ultimi anni.
"È un primo importante passo verso la giustizia per centinaia di utenti vessati da addebiti retroattivi e spesso incomprensibili –dichiara l’avvocato Enrico Panero –. La tutela dei consumatori passa attraverso l’applicazione rigorosa dei principi di trasparenza, legalità e buona fede». E aggiunge : "Non è accettabile che un gestore approfitti della propria posizione per chiedere soldi che non può legittimamente pretendere. L’acqua è un bene essenziale e i cittadini devono essere messi in condizione di capire e verificare ciò che pagano. Non si può scaricare sui consumatori il peso di errori, ritardi o dissesti economici». La decisione giudiziaria arriva dopo che anche il Difensore Civico si era espresso in merito alla vicenda, criticando il comportamento del gestore. Se confermata anche nel merito, potrebbe rappresentare un precedente significativo per altri utenti del Ponente ligure intenzionati a impugnare bollette analoghe e a chiedere il rimborso di somme indebitamente richieste, mettendo concretamente in discussione l’intero impianto delle cosiddette 'bollette pazze'".














