Per la rabbia, e in segno di protesta a causa della prolungata siccità, bloccarono l'Aurelia: sette giovani imperiesi a processo. La vicenda risale all'estate del 1970, periodo in cui la città soffrì pesantemente la sete.
Dovranno rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale, nella fattispecie i carabinieri. La clamorosa manifestazione esplose a distanza di qualche settimana dall'inizio della siccità, con le famiglie costrette, per colpa dei rubinetti a secco, a scendere in strada per rifornirsi alle autobotti comunali, non prima di aver fatto lunghe, estenuanti code sotto la cappa di caldo e afa.
Il processo prenderà il via il prossimo 22 maggio: alla sbarra sette giovani accusati di blocco stradale, conseguente appunto della manifestazione popolare di protesta per la drammatica carenza idrica dell'epoca. Gli imputati sono tutti giovani imperiesi tra 21 e 30 anni. Nei mesi estivi di tre anni fa, tra luglio e settembre, Imperia era stata colpita da una crisi idrica senza precedenti: per diverse settimane, infatti, la popolazione fu costretta a rifornirsi con secchi, taniche e bottiglie, alle autobotti.
Grande l'indignazione generale per una situazione che arrecò danni gravissimi, nell'ordine delle centinaia di milioni di lire, all'economia pubblica e privata, all'agricoltura e al commercio. La sera dell'1 settembre 1970, un folto gruppo di persone, quasi tutti giovani, assediò per protesta Palazzo civico, di fatto bloccando, dalle 20 alle 23.30, viale Matteotti, arteria nevralgica che convoglia quasi l'intero traffico della via Aurelia, tra Oneglia e Porto Maurizio. Non si segnalarono, all'epoca, incidenti o episodi di particolare gravità, ma le forze dell'ordine furono costrette a una non facile opera di convincimento, aiutati in questo anche da alcuni consiglieri comunali, nei confronti dell'agguerrito gruppetto di manifestanti 'resistenti' al fine di liberare la strada dall'occupazione. Nel corso della prolungata azione di protesta vennero quindi identificati i sette giovani che andranno a processo.
Gli imputati saranno difesi dagli avvocati Bruna, Agnese, Pelizza, Pittaluga e Trucco. Il reato di blocco stradale e resistenza a pubblico ufficiale è punito dalla legge con una pena che va da due a dodici anni di reclusione. Il giudice istruttore, avvertendo la gravità di tale pena in relazione ai fatti contestati, ha scritto nella decisione di rinvio a giudizio: "Appare opportuno lasciare al giudice collegiale la valutazione dell'elemento soggettivo del reato, avuto riguardo alla circostanza che i fatti vennero commessi, se non nel contesto, in conseguenza di manifestazione popolare autorizzata, e in un clima di generale e giustificato malcontento per l'insufficiente rifornimento idrico della città, non esclusivamente attribuibile a cause naturali".