In vendita l'area della Sairo, zona San Lazzaro a Borgo Marina. L'asta si terrà il 25 giugno e, sebbene allo stato attuale pare non siano pervenute offerte (l'importo a base d'asta è fissato a 3,8 miliardi di lire), non è detto che l'affare non vada in porto. Ma, a far parlare, non è soltanto la maxi somma di denaro in ballo quanto il futuro dell'azienda stessa e dei suoi dipendenti, 24 persone che danno da mangiare alle rispettive famiglie.
L'oleificio-raffineria è molto radicato in città e ha una storia ben consolidata alle spalle. In tanti si chiedono, tra l'altro, che destino avrà la Sairo una volta che passerà di mano. Il dibattito è già iniziato ed è destinato a diventare caldissimo. Anche alla luce dell'epilogo, recente, di un'altra azienda olearia simbolo di Imperia, la Sasso, poco tempo fa finita nelle mani di nuovi proprietari, ricollegabili a una multinazionale.
Gli amministratori della Sairo (Società anonima italiana raffinazione olii) evitano qualsiasi commento e i contatti con la stampa. L'attività, comunque, non si è mai fermata. Il fatturato dello scorso anno è stato di 200 miliardi di lire, indicatore di un'azienda in buona salute. La sua ubicazione, centrale e vicinissima al porto commerciale, è un plus importante.
La Sairo nasce nel 1912 ed è è stata una delle prime raffinerie italiane e non solo. Massima attenzione del mondo sindacale.
"Attendiamo maggiori informazioni, sappiamo per ora che ci sarà un'asta ma non possiamo ipotizzare quali saranno le conseguenze", fanno sapere dalla Cisl imperiese. Chiara è una cosa: non ci si può far trovare impreparati, magari a cose già fatte, così come è invece accaduto nel caso Sasso, quando l'azienda olearia onegliese aveva chiuso i battenti a fine '97, con il trasferimento della produzione alla Oleifici Mediterranei di Voghera e del reparto lattine all'Italgraf di Chiusanico.