"Evitare letture frettolose della pronuncia. Con riserva di una valutazione alla lettura della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, osserviamo che l’interpello del Consiglio di Stato riguardava esclusivamente la conformità al diritto europeo della devoluzione delle opere di difficile rimozione alla scadenza delle concessioni in favore dello Stato, e non di terzi privati".
E’ un invito alla calma quello di Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sindacato italiano balneari di Confcommercio, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che ha dichiarato la compatibilità dell’articolo 49 del Codice della navigazione con il diritto europeo.
La norma stabilisce che al termine della concessione balneare, tutte le strutture non amovibili diventino di proprietà dello Stato a titolo gratuito, senza alcun indennizzo per il gestore uscente.
Certo è che anche a Imperia e provincia l’intervento dei giudici non fa dormire sonni tranquilli. Di fatto “la mancata previsione di un indennizzo a carico del concessionario subentrante assicurerebbe a costui un arricchimento indebito in contrasto non solo con i nostri principi costituzionali (articolo 42), ma anche con quelli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articolo 1 del primo protocollo aggiuntivo) sulla tutela della proprietà”.
Ma per i balneari è "fuorviante la lettura che viene data di questa sentenza per ammettere una confisca senza indennizzo, estranea sia al nostro ordinamento che a quello europeo". I balneari ritengono che "la sentenza della Corte Ue si riferisce solo ed esclusivamente alle strutture non amovibili delle concessioni. Interpretarla come una sentenza che nega il diritto delle imprese balneari al riconoscimento dell’intero valore aziendale è fuorviante e banalizza un tema di vitale importanza per il comparto".