Non solo Vele d’epoca ma storia della vela. A settembre 2026 lo spettacolo del prossimo Raduno, infatti, non si esprimerà soltanto per quattro giorni ma si dilungherà per dieci. Una settimana in più per celebrare uno dei capitoli più gloriosi, importanti e affascinanti della vela sportiva. Quello della Coppa dell’America, il trofeo più antico del mondo, e degli scafi 12 metri s.i. epici protagonisti negli anni ‘80.
Il Trofeo, nato il 22 agosto 1851, aveva visto la goletta America vincere la Coppa delle 100 ghinee messa in palio dallo Royal Yacht Squadron in una regata di 53 miglia attorno all’isola di Wight alla presenza della Regina Vittoria. E di fronte alla flotta di 14 scafi messi in acqua dal circolo ospitante lo ʽschoonerʼ americano vinse umiliando i suoi avversari britannici. Si racconta, e forse è leggenda, che la Regina, saputo del successo di America, avesse chiesto al suo segretario quale barca fosse seconda ricevendo la celebre e storica risposta “Ah, Vostra Maestà, non c’è secondo”. E dal 1868 iniziarono le sfide che, dal nome del vincitore, vennero battezzate America’s Cup, in italiano Coppa dell’America e si disputò su regate di ʽmatch raceʼ, ovvero su sfide soltanto tra due scafi.
Dopo i primi anni la Coppa visse con vittorie ottenute dalla barca e dall’equipaggio migliori ma dal 1893 al 1903 le prove furono disputate con scafi ritenuti pari secondo la "Seawanhaka Rule” fondata solo sulla lunghezza e superficie velica. Una misura che spinse a creare barche sempre più grandi che produsse "Relianceʼ" un mostro di 61 metri. Così, nel 1903, il genio di Nathanael Herreshoff creò la formula "Universal Rule” per barche più piccole, meno di 25 metri, destinate all’edizione del 1914 mai disputata per lo scoppio della I Guerra Mondiale.
Nella sfida del 1920 dopo la guerra, vennero scelte gli scafi della classe J lunghi al massimo 88 piedi (meno di 30 metri) fino all’edizione del ’36. Per la sfida successiva, dopo la guerra, nel ’58 furono scelti i 12 metri serie internazionale, quelli che saranno, appunto, le primedonne del prossimo Raduno. Sono scafi con una lunghezza di circa 19 metri e la misura 12 deriva dalla formula di stazza dove compaiono diversi fattori come lunghezza, larghezza, dislocamento, superfice velica che, divise per la costante matematica di 2,37 deve risultare con il valore 12.
Tra tutte spicca "Azzurra", la prima barca italiana con skipper Cino Ricci e timoniere Mauro Pelaschier ma questi scafi vissero solo fino al 1988 per essere sostituiti da altri tipi di barche. Nella storia di decine di sfide epiche emergono personaggi altrettanto illustri, designer dal genio indiscusso, imprenditori celebrati e skipper incredibili. Nomi che hanno davvero scritto la storia della vela come Nathanael Herreshoff, da considerare un genio a livello di Leonardo da Vinci dato che ha inventato veramente di tutto nel campo della vela sportiva, invenzioni tuttora utilizzate nelle regate e autore di cinque scafi vincitori in altrettante edizioni della Coppa, Charlie Barr mitico skipper di quelle barche autentiche cattedrali a vela, Sir Thomas Lipton, il britannico re del thè che tentò inutilmente più volte a riportare in patria quel trofeo messo in palio proprio dagli inglesi che tuttora non l’hanno mai riconquistata.














