La sera del 18 aprile 1968 un terremoto di media entità colpiva Imperia e la Liguria occidentale, quasi una replica di quello di cinque anni prima. Il terremoto annunciava sotto certi aspetti le fiammate di protesta che seguiranno nel maggio francese e si allargheranno non solo in Francia, ma nel resto d'Europa, avviando una fase di agitazioni studentesche ed operaie che interesserà anche la nostra città, oltre che la nostra provincia.
Saranno poi gli avvenimenti della Cecoslovacchia, ad agosto, a sconvolgere la coscienza del mondo. Persino il partito comunista allora al potere in quel paese, e alcuni partiti comunisti occidentali, tra cui quello italiano e quello imperiese, riconobbero la legittimità e il valore di denunzia dei gesti di Jan Palach e di coloro che lo imitarono, dopo l'occupazione sovietica.
Le emozioni che quei gesti suscitarono, e quelle che a loro tempo suscitarono le rivolte di Berlino, di Poznan, di Budapest, si situano tuttavia su uno sfondo di perplessità e di stupore, che gli anni di storia delle cosiddette democrazie popolari non cessarono di accrescere; imprevedibili e incongrui possono infatti apparire il rigore della Russia nel reprimere certe esperienze e lo spazio lasciato invece ad altre, l'emergerere di tensioni nazionalistiche, i sotterranei percorsi attraverso cui la fiammella della liberalizzazione è serpeggiata da un paese all'altro.
Il dibattito che si accese in Italia ed in particolare ad Imperia approfondì divisioni e confronti tra le anime del mondo operaio, delle forze della sinistra e comunque dell'intero schieramento costituzionale. La discussione verteva sulle vicende dei paesi dell' est Europa che si intrecciavano con l'avanzare di una diversa sinistra, sempre meno organizzata nelle sedi storiche del movimento operaio a causa del montare della deriva sessantottesca.
Si tentò anche durante gli eventi successivi alle elezioni politiche di quell'anno di cercare una prospettiva unitaria, sicura ed articolata che riguardava i paesi dell'Est, una fascia di aree che, come conseguenza della seconda guerra mondiale, avevano intrapreso esperimenti paralleli di costruzione del socialismo, per volere e con la garanzia della Russia sovietica; ma insieme prospettiva multipla, per le grandi differenze economiche e sociali tra paese e paese, e le tradizionali divisioni e rivalità, di cui l' egemonia russa e l'omogeneità ideologica dei regimi si dimostrarono incapaci di avviare un superamento. In tale ottica in Italia e anche nel Ponente ligure si andò manifestando una visione autonoma e più differenziata rispetto alla casa madre del socialismo reale: una visione che porterà con il tempo all' ascesa della leadership di Berlinguer.
Il fiorire di idee dal basso e dalle élites, pur animosità e cautela, fu la condizione di un progressivo ripensamento critico che si identificò nella presa di coscienza delle oscillazioni tra blocco sovietico e comunismi delle patrie , del controllo degli intellettuali di origine russocentrico, dei prelievi di ricchezza attuati dall'URSS in epoca staliniana e post staliniana, detta dello stalinismo senza lacrime, e la più generosa politica successiva.
Gli sforzi di un socialismo democratico frenati dall' occupazione della Cecoslovacchia accelerò quel processo irreversibile che è a tutti noto. Un processo che lego' le manifestazioni studentesche e la primavera di Praga con spinte in avanti e arretramenti. Nel congresso del Pci imperiese del gennaio 1969 si affrontarono tutte quelle tematiche e sensibilità e il contributo fu portato al Congresso Nazionale.