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L'Amarcord | 10 maggio 2025, 16:28

L'AMARCORD DEL SABATO. Gennaio 1941: a Dolcedo gli scolari raccolgono le olive per comprare la lana che le alunne trasformeranno in indumenti per i soldati in guerra

Il lodevole gesto di un gruppo di piccoli scolari non passò inosservato

L'AMARCORD DEL SABATO.  Gennaio 1941: a Dolcedo gli scolari raccolgono le olive per comprare la lana che le alunne trasformeranno  in indumenti per i soldati in guerra

Correva il 15 gennaio del 1941 e il lodevole gesto di un gruppo di piccoli scolari imperiesi non passò inosservato. Tanto che i giornali, non solo locali ma anche quelli nazionali, si occuparono della vicenda. 

"A  Dolcedo, che dista una decina di chilometri da Imperla - recitava uno di questi - gli alunni delle scuole elementari, mossi da spirito patriottico, hanno voluto concorrere anche loro, secondo le proprie possibilità, a far qualcosa per i nostri valorosi soldati. Cosi, sotto la guida della loro insegnante, la maestra Dora Baccon, nelle ore libere, questi ragazzi si recano anche a raccogliere olive e sono pagati come le altre persone, adulte, che fanno lo stesso lavoro. Col denaro che ricavano comprano della lana con la quale le alunne tesseranno e confezioneranno gli indumenti da inviare ai nostri soldati in guerra". Già, perché la guerra, come si sa, costa. Per questo motivo lo Stato chiedeva sacrifici anche a scuola e famiglie. Le circolari dei segretari locali fascisti invitavano gli studenti, anche i più piccoli, a "essere solidali e generosi verso i soldati in guerra. Nelle classi femminili si deve procedere alla raccolta di indumenti di lana per i militari". Non sempre, e non per scelta di campo, la proposta poteva essere recepita. Più di una maestra, infatti, rispondeva alle sollecite richieste con lettere chiare e inequivocabili. 

"Nessuna delle mie scolare è in condizioni finanziarie tali da poter offrire neppure un capo di lana - si legge in più di un documento originale dell'epoca - inviterò quindi le alunne a offrire qualche lira per poter comperare della lana e confezionare poi con essa qualche paio di calze".

 Nessuna scusa: in una pagina ad hoc del cosiddetto Giornale della classe, al fianco del cognome e dei dati anagrafici di ogni studente, era stato creato uno spazio apposito in cui veniva indicata la condizione economica della famiglia. Ma c'era anche chi, invece, rispondeva con entusiasmo all'appello. "Con le mie alunne, felicissime, abbiamo preparato il pacco con gli indumenti e altri oggetti destinati ai combattenti. Contiene: 12 paia di calze di lana, 9 paia di guanti, 1 passamontagna, molte buste con fogli di carta da lettera, biglietti postali, cioccolato, sigarette. Non mi aspettavo tanto!". Questo il testo di un'altra missiva.

Giorgio Bracco

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