Il Comitato Promotore del Referendum sul piano della sosta rompe il silenzio prima della seduta del consiglio comunale del 28 aprile, per rispondere alle dichiarazioni della maggioranza e chiarire la propria posizione sull’iter referendario.
"Abbiamo atteso finora – si legge nel comunicato – ma le recenti reazioni ci costringono a intervenire". Il Comitato accusa apertamente l’Amministrazione comunale di aver trasformato il piano della sosta in uno strumento per fare cassa, affermando che “finalmente cala la maschera” con l’ammissione che le risorse servono a finanziare servizi pubblici. Un'accusa rafforzata dal confronto con il costo annuo del parcheggio per i residenti, pari a 715 euro: "Nessun’altra città italiana chiede cifre simili per permettere a chi lavora o abita in zona di parcheggiare", attacca il Comitato, che ironizza sulla qualità dei servizi offerti in cambio.
Altro tema scottante è l’uso degli autovelox, definiti “non omologati e quindi illegali”, in contrasto con il richiamo al rispetto delle norme spesso ribadito dall’Amministrazione: "Non può esistere un rispetto delle regole a senso unico", si legge nel documento.
Il Comitato si sofferma anche sulla tempistica del referendum, che non potrà essere accorpato alle consultazioni nazionali di giugno: "Se siamo arrivati in ritardo, è perché la politica ha impiegato nove mesi per modificare minimamente il regolamento", accusando l’Amministrazione di aver ostacolato l’iter in ogni modo possibile.
Conclude il Comitato: "Abbiamo rispettato tutte le regole e i tempi. Se ci sono ritardi, le responsabilità sono solo politiche. Noi abbiamo fatto la nostra parte".