“Non ha nulla di interesse archeologico”: lo aveva detto il Sindaco Scajola, riferendosi a ex Sairo, a margine della conferenza stampa di presentazione di Ineja. “Riteniamo sia, quella del sindaco, una dichiarazione infondata benché contestualmente opportunistica. E’ legittimo domandare cosa voglia dire ‘lo ha detto il Sindaco’. Avrà valore di verità solo perché lo ha detto il Sindaco?”
Interviene in questo modo il partito di Rifondazione Comunista ad Imperia, che prosegue: “Abbiamo ragione di credere che Claudio Scajola in qualità di rappresentante istituzionale, abbia la possibilità e il dovere di accedere ai documenti che stabiliscono il valore storico ed archeologico di un edificio. Per questa ragione,e non solo, siamo propensi a ritenere che la sua dichiarazione, per quanto infondata, sia l’anticipazione di un ennesimo progetto di speculazione ai danni di un territorio già fragile e devastato sotto il profilo urbanistico e paesaggistico. Il Sindaco ha la memoria corta. Dalle sue dichiarazioni, opportunisticamente marginali, emerge quale grande confusione regni in merito al recupero e al riutilizzo di edifici dismessi e la totale assenza di un piano di sviluppo urbanistico che sia lungimirante, sostenibile e misurato e non anacronisticamente focalizzato solo sul profitto. Il sindaco si esprime a titolo personale e lo fa con la sua solita tracotanza incurante dell’ignoranza e dell’incompetenza che pur si accompagnano alle sue dichiarazioni. L’edificio definito ‘un obbrobrio’, rappresenta un periodo di rilevante importanza nella storia della industrializzazione della nostra città, segno eloquente di una fiorente attività economica afferente all’industria agroalimentare che la sciagurata scelta politica degli ultimi anni ha cancellato devastando il territorio ed impoverendo le famiglie”.
“L’edificio, di notevole importanza storica ed architettonica è collocato in zona di valore sotto il profilo paesaggistico. Da alcuni anni l’area è stata inserita tra i luoghi del cuore del Fai. E’ stato riconosciuto dalla Sopraintendenza dei Beni architettonici e paesaggistici della Liguria, ‘immobile di interesse culturale’ ai sensi del D. Lgs 42/2004, quale esempio significativo di architettura industriale del Ponente ligure dei primi decenni del secolo XX. L’edificio era parte integrante di un auspicabile e promettente sviluppo industriale cui la città e il territorio circostante erano particolarmente vocati e non la causa di un ‘disastro ambientale’ come dal Sindaco inopportunamente dichiarato. Ben altri sono i disastri ambientali e sono sotto i nostri occhi: il Porto turistico, scarsamente utilizzato, i suoi scheletri, stanno lì a rammentarci l’aggressione subita dal nostro fragile territorio da speculatori, immobiliaristi e politici compiacenti. L’attuale Sindaco volle con forza il Porto turistico e il suo vergognoso contorno”.
“Ma torniamo al Complesso industriale delle Raffinerie Sairo. ‘L’obbrobrio’ risale al 1913 e fu realizzato dalla Società Porcheddù di Torino. ‘L’obbrobrio’ è la più antica raffineria d’olio di oliva in Italia. Fu il primo stabilimento ad utilizzare metodi moderni di raffinazione dell’olio e ad introdurre tecniche innovative. La chiusura è avvenuta nel 1990 dopo circa novant’anni di attività. Quell’edificio appartiene alla memoria collettiva della città. Suggeriamo, pertanto, al Sindaco prima di scadere in dichiarazioni di tale superficialità, di consultare la relazione storico-artistica che istituisce il vincolo di tutela sull’edificio. Le sue dichiarazioni tendenziose oltreché infondate, si collocano a margine dell’unico primato vantato, in occasioni fin troppo ripetute, dal Sindaco della città di Imperia: il numero di ore di sole. Il mancato riconoscimento della valenza storica dell’edificio è l’effetto di una visione pregiudiziale della vocazione turistica della città. La concezione di turismo che il sindaco di Imperia impone è pericolosamente estrattiva e comporta un consumo vampiresco di suolo ed è finalizzata a generare guadagni effimeri benché cospicui, di breve durata, che finiscono esclusivamente nelle tasche degli immobiliaristi e speculatori a vario titolo politicamente coinvolti, come, RIBADIAMO, stanno a testimoniare il Porto turistico e le sue stecche residenziali, già gravemente minacciate dal degrado”.
“E tuttavia – termina Rifondazione - si continua a perseguire un’idea di sviluppo estrattiva che non produce lavoro di buona qualità, ovvero stabile ed adeguatamente retribuito. Questa amministrazione persegue la scelta della ‘monocultura turistica’, già responsabile della devastazione del territorio, del degrado paesaggistico e dell’indebitamento della collettività. Il Sindaco continua con fare patetico ad insistere sulle ore di sole e nessuna cura dedica a ben altri primati: la disoccupazione per il quale Imperia vanta il triste primato su scala nazionale e regionale. Il degrado e la scarsa efficienza in cui versa il Servizio Sanitario per effetto della politica di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi. La qualità della vita; la città di Imperia costringe i giovani alla fuga. Quell’edificio, di valore archeologico e culturale va recuperato, valorizzato e restituito alla cittadinanza. Che sia un ostello per giovani, che sia la Casa della Cultura e delle Associazioni, che sia un Polo sportivo, che sia un luogo di vita in questa città che i nostri Giovani salutano prematuramente perché morta”.














