Spesso affamato, con pochissimi soldi in tasca e indossava un vestito logoro. Abitava in una cameretta presa in affitto al terzo piano di un edificio al numero 6 di via Umberto I (oggi via Vieusseux) ed era soprannominato “il pedagogo”. La figura di Benito Mussolini che emerge dall’interessantissimo libro di Ramella è ben diversa dalla tradizionale immagine del duce e sta appassionando non poco i lettori imperiesi.
Edito da Dominici, con sottotitolo “Polemiche, personaggi, aneddoti e immagini di un tempo che fu”, il volume è una miniera di aneddoti e curiosità, attinti quasi sempre ai diretti ricordi dei protagonisti, su un soggiorno breve, ma denso di avvenimenti. “A scanso di equivoci, tengo a far sapere innanzitutto che io sono tra coloro che hanno pagato a caro prezzo le illusioni del fascismo - spiega Ramella - non c’è alcun intento nostalgico: la pubblicazione è arrivata alla fine dell’83 proprio per rifuggire dalle celebrazioni del centenario della nascita di Mussolini”.
“Ho voluto soltanto colmare una lacuna – prosegue lo scrittore onegliese - storici illustri come De Felice e Mack Smith dedicano solo poche righe al periodo onegliese di Mussolini, benché, a mio avviso, sia stato determinante nell’evoluzione della mentalità del personaggio. Fu proprio a Oneglia che si concluse la fase giovanile, avventurosa e randagia, della sua esistenza. Qui assunse per la prima volta la direzione di un giornale. Con “La Lima”, organo del partito socialista, si formò in lui la convinzione che alla vita dell’insegnante o dell’agitatore era da preferire il giornalismo militante e, quindi, la politica”.
A Oneglia, Mussolini era giunto la sera del 2 marzo, con pochi effetti personali, un violino e un trombone: aveva trovato un posto da docente di francese e istitutore presso l'istituto tecnico privato Pacifici di piazza Calvi. “Tempi di Insalata senza olio e poco aceto”, definirà poi i mesi passati nella città ligure, confidandosi con l'amico Giacomo Delbecchi. “Giungeva spesso verso l’ora di pranzo con la speranza di farsi invitare”, raccontava un testimone dell’epoca. “Mangiava di tutto, ma apprezzava particolarmente il minestrone nostrano e la pizza all'Andrea. Andava matto poi per i fiori di zucca ripieni”, gli faceva eco un altro. Elvira: “Da ragazzi giocavamo nel portone di casa Serrati, In via Statuto, oggi via della Repubblica. Quando incontravamo Mussolini, avevamo paura, perché era sempre, cupo, con gli occhi spiritati”. Giuseppe Novara, barbiere di via Amendola, lo ricordava così: “Era cliente di barba dura e poche parole. Lo radevo due volte alla settimana, per 24 soldi mensili”.
Mussolini lasciò Oneglia alla fine dell’anno scolastico. Dietro di sé una sfilza di debiti (cinque lire con una pasticceria), lasciò anche in pegno un orologio da panciotto. Ebbe tempo anche per una passione, quella con Giovanna Pasqualina, mai più dimenticata. Tornerà a Oneglia il 28 settembre del 1913 per un comizio al politeama De Amicis.














