Un sequestro di droga e un detenuto salvato dal suicidio. Sono state ore particolarmente concitate alla Casa circondariale di via Giacomo Agnesi, dove la polizia penitenziaria è intervenuta su due episodi critici nel giro di poco tempo.
Gli agenti, insospettiti dall’atteggiamento di un detenuto, hanno sequestrato delle sostanze stupefacenti. Vincenzo Tristaino e Giuseppe Giangrande, segretario nazionale per la Liguria e segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria denunciano: “È oramai continua l'azione di contrasto per l'introduzione, la detenzione e l'uso di telefoni cellulari e droga in carcere che vede quotidianamente impegnati gli uomini e le donne del corpo di polizia penitenziaria. È un fenomeno sempre più in crescita di quello dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena che di materiale atto alle comunicazioni, come i telefonini".
Ieri, un altro detenuto ha tentato di togliersi la vita cercando di impiccarsi con un cappio rudimentale. Sarebbero bastati pochi secondi perché il gesto si trasformasse in tragedia, ma un agente della polizia penitenziaria si è accorto immediatamente di quanto stava accadendo ed è riuscito a intervenire con prontezza, liberando l’uomo dal cappio e salvandogli la vita.
“Ignorare il disagio profondo che attraversa le carceri significa alimentare un sistema che produce sofferenza e perpetua violenza. Riformare il sistema penitenziario non è più solo un’urgenza morale, ma un preciso dovere costituzionale: senza questo impegno, all’immagine di uno Stato civile che tutela i diritti anche di chi ha sbagliato si sostituirà quella di uno Stato criminogeno -commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE -. Il contesto da cui partire è importante per comprendere l’influenza del carcere in un gesto così drammatico; quindi, è doveroso tenere in considerazione i dati relativi alla popolazione libera, alla polizia penitenziaria e ai detenuti. Dal 2002 a oggi, i suicidi costituiscono il 55 percento delle morti totali, mentre i deceduti per cause ancora da accertare ne rappresentano il 22 percento. L’overdose, causata da droghe, psicofarmaci, alcol o dal gas delle bombolette usato a scopo stupefacente, ha ucciso quasi due detenuti l’anno nell’arco di quasi 25 anni”.














