Una scena che resterà impressa nella memoria di tutti: “Fischia il vento”, cantata a squarciagola dai camalli nell’atrio antistante la sala consiliare, ha segnato la drammatica conclusione della turbolenta discussione sulla cancellazione dei silos del cemento nel porto commerciale di Oneglia.
Il video
La seduta del consiglio comunale era stata blindata. Un massiccio dispositivo di agenti della polizia locale e della Digos era stato predisposto per contenere eventuali disordini, data la delicatezza del punto all’ordine del giorno. Ma tutto è stato inutile. L'emozione, la rabbia, il senso di identità profonda legata a quei silos che per decenni hanno fatto parte della vita portuale e dell’anima operaia di Oneglia – sono esplosi.
I camalli, veri protagonisti del porto e della sua storia, non hanno retto. Né loro né i tanti cittadini e simpatizzanti accorsi al loro fianco. Le voci si sono alzate. non un semplice dissenso, ma un atto di resistenza simbolica, un canto partigiano a risvegliare memorie e orgoglio.
Quella dei silos, per molti, non è solo una questione di urbanistica o di riqualificazione paesaggistica. È il cuore stesso di un’identità che si vuole cancellare con un colpo di spugna, sacrificata sull’altare della gentrificazione e dell’immagine.
Nel caos controllato – ma solo in apparenza – è emersa una frattura profonda tra il palazzo e il popolo. Le parole del consiglio sono finite sommerse dalle note di un inno di lotta. Fischia il vento, davvero. E a Imperia, stasera è soffiato forte.














