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Mostre | 08 luglio 2025, 17:13

A Bellissimi, frazione di Dolcedo, nasce il Museo della Fienagione

La festa di inaugurazione è in programma domenica 13 luglio nel paese della Val Prino

A Bellissimi, frazione di Dolcedo, nasce il Museo della Fienagione

A Bellissimi, frazione di Dolcedo, nasce il Museo della Fienagione. A spiegare il valore dell’iniziativa è Natalino Trincheri che è pronto a condividere un momento di festa per domenica 13 luglio nel paese della Val Prino: “Abbiamo voluto dedicare questo angolo di Bellissimi ad un prodotto umile come il fieno ed alle varie operazioni della fienagione, attività che rappresentava un momento importante della vita dell’entroterra. 

Ogni famiglia – racconta - possedeva qualche animale ( bue, mulo, asino, conigli, capre…) e la montagna forniva la materia prima per il loro sostentamento. Così si partiva ancor prima dell’alba per i prati, per quelle giornate di lavoro, di fatica, celebrando un rito che ogni anno si ripeteva per lo più nel mese di luglio. Erano molti però che si spostavano a vivere nei casoni, nelle caselle per tutto il periodo della raccolta ed il Monte Faudo si popolava di voci e di energie. I falciatori più abili erano prenotati un anno per l’altro, le donne con i falcetti si occupavano delle zone pietrose ai bordi del prato, i bambini scendevano alle sorgenti per approvvigionare l’acqua”. 

Tutti avevano una mansione.  Ma uno dei compiti più importanti era svolto dal mulo che ogni giorno percorreva le mulattiere in salita ed in discesa, anche più volte, carico del frutto di tanto lavoro.  “All’inizio del 1900 nel territorio di Dolcedo si contavano oltre 600 muli utilizzati per il trasporto in genere, ma anche come forza motrice negli innumerevoli cosiddetti mulini o frantoi a sangue.  Per il sostentamento di questi compagni – dice ancora Trincheri - occorrevano quintali e quintali di fieno. Oggi, a soli trent’anni dalla conclusione di quell’epopea, pare tutto molto lontano, perso in un angolo della memoria, ma la montagna è ancora lì ed oggi, più di allora, chiede il nostro rispetto. Rispetto che non può venire se manca la conoscenza: ecco il motivo che ci ha spinto a dar vita a questo punto museale”.

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