Affitti brevi, cade il divieto di self check-in. Il TAR del Lazio ha annullato la circolare del ministero dell’Interno che imponeva l’obbligo per i gestori di strutture ricettive di identificare gli ospiti 'de visu', ovvero di persona. La misura, introdotta con una circolare del 18 novembre 2024, vietava l’utilizzo di sistemi automatizzati per il check-in come cassette di sicurezza, serrature smart e strumenti di riconoscimento da remoto, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare i controlli di pubblica sicurezza in vista anche del Giubileo 2025. Secondo il Viminale, il riconoscimento faccia a faccia era l’unico modo per rispettare pienamente quanto previsto dall’articolo 109 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.
Il TAR, accogliendo il ricorso presentato da alcuni operatori del settore, ha giudicato la circolare illegittima, ritenendo che essa rappresentasse un’interpretazione eccessivamente restrittiva della normativa. Il Tribunale amministrativo ha sottolineato come le nuove tecnologie permettano oggi di effettuare controlli efficaci anche a distanza, garantendo l’identificazione dell’ospite in modo sicuro e conforme agli obblighi di legge. Inoltre, l’obbligo di presenza fisica è stato considerato sproporzionato rispetto agli obiettivi, soprattutto in un contesto in cui gli affitti brevi rappresentano una fetta rilevante del mercato turistico e si basano in larga parte su processi digitali e automatizzati.
“La sentenza- dichiara il presidente regionale provinciale di Confedilizia Paolo Prato - segna una svolta importante per i gestori di case vacanze e B&B, che potranno tornare a utilizzare sistemi di self check-in, ritenuti più efficienti e adeguati alle esigenze del turismo moderno”. “Una vittoria del buon senso e della semplificazione che permette di ‘modernizzare’ le procedure e di evitare un'ulteriore burocrazia per il settore”, conclude Prato.
Dal Viminale si valuta la possibilità di un appello per tutelare la sicurezza pubblica in un settore in forte crescita e spesso difficile da monitorare. La decisione del TAR riapre dunque il dibattito su come conciliare innovazione e legalità nella gestione delle locazioni brevi, un tema sempre più centrale per le città italiane.