Il Tribunale Amministrativo Regionale ha respinto il ricorso presentato da un cittadino imperiese contro il decreto del Prefetto che gli vietava la detenzione di armi, munizioni e materiali esplodenti. Il provvedimento era scaturito da un episodio di violenza che ha visto l’uomo coinvolto in un’aggressione durante una lite, culminata – secondo le accuse – con colpi di casco e minacce di morte.
Il ricorrente, rappresentato dall’avvocato Marco Bosio del foro di Imperia, aveva impugnato il decreto sostenendo che la sola pendenza di un procedimento penale non fosse sufficiente per fondare un giudizio negativo sulla sua affidabilità. Inoltre, aveva contestato l’assenza di altri episodi rilevanti che potessero mettere in dubbio il rispetto delle norme penali e della civile convivenza.
Il TAR, tuttavia, ha respinto il ricorso, chiarendo che nel procedimento amministrativo finalizzato al divieto di detenzione di armi non è necessaria una prova certa come nel processo penale. È infatti sufficiente un attendibile grado di verosimiglianza. I giudici hanno ritenuto fondato il decreto prefettizio, considerando elementi come il certificato medico che attestava un trauma cranico riportato dalla vittima e la prognosi di quindici giorni, nonché la condanna in primo grado del ricorrente per lesioni personali aggravate.
“L’azione violenta – ha concluso il TAR – è indicativa di un’indole aggressiva e incline a perdere il controllo: pertanto, la prognosi di inaffidabilità rispetto al possesso di armi non risulta inficiata da carenze istruttorie".
Il divieto resta dunque confermato, in nome della tutela della sicurezza pubblica.