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Attualità | 19 gennaio 2025, 07:12

Appunti di storia. Quando Genova voleva la restituzione di Oneglia

Da quando poi fu ceduta ai Savoia si rivelò sempre “Civitas Fidelissima” nei confronti di quella dinastia

Appunti di storia. Quando Genova voleva la restituzione di Oneglia

La storia della città di Oneglia, come ricordato in più occasioni, è legata a quella dei Doria, che ne divennero signori fin dal 1298, quando acquistarono dal Comune di Genova, per la somma di undicimila lire genovesi, la “villa d’Oneglia”,  il castello, e molte altre località e castelli vicini, con totale giurisdizione anche su acque, mulini, boschi...(come recita l’atto di vendita, rogito a Savona nella Chiesa di Santa Maria delle tre Fontane): territori che da feudo pontificio, assunsero la dignità di Signoria, o meglio di Principato. 

Non vera pertanto la tesi che i Doria usurpassero a Genova il feudo di Oneglia. ll Principato di Oneglia, indipendente comunque dalla Repubblica di Genova e di cui costituiva un’area a sé, sarà poi ceduto dalla ricca e potente famiglia ligure nel 1576 al duca Emanuele Filiberto di Savoia, che cercava con insistenza e determinazione uno sbocco strategico sul Mar Ligure per il suo Stato, allo scopo non ritenendo sufficiente Nizza. L’accordo, come abbiamo detto sempre in altra occasione, prevedeva anche la contemporanea concessione del titolo di marchese di Ciriè a Giovanni Gerolamo Doria, allora signore di Oneglia, che da tempo era assai mal visto dagli onegliesi per i pesanti tributi imposti alla popolazione, ma anche per la poco trasparente amministrazione della giustizia, nonché per il generale peggioramento della sicurezza e del modo di vivere nella zona, divenuta sede di malavitosi e truffaldini, che lo stesso Doria proteggeva. 

La cessione di Oneglia ai Savoia, che perseguivano il loro progetto di sbocco al mare, liberò gli onegliesi dal malavitoso signore Gian Girolamo Doria (destinato in proposito al marchesato di Ciriè) e venne perfezionata in gran segreto a Nizza il 28 maggio 1576, a rogito avvenuto. Quando Genova, in quel momento lacerata da contese intestine, ne apprese la notizia, cercò di bloccare l'operazione con l'offerta di una somma di risarcimento al duca Emanuele Filiberto, appellandosi anche, tramite Niccolò  Spinola (pretendente designato al governo di Oneglia dalla Superba), alla corte imperiale e papale,senza però riuscire nell'intento di far recedere le parti dall'accordo stipulato: il duca, che aveva appena acquistato dalle eredi del principe di Tenda, il Maro e Prelà, grazie ai buoni uffici di un altro Doria, Stefano Doria, marchese di Dolceacqua, si guardò bene dal fare un passo indietro. 

Egli costituì il Principato di Oneglia sabauda appunto con il Maro, Prelà e le terre intorno ad Oneglia fino a parte di Moltedo, beneficando le popolazioni locali che tanto avevano sofferto a causa del malgoverno di Gian Girolamo Doria e consentendo l'attività di banchieri ebrei nel circondario. Da quel tempo la gente di qua e di là del rio Baitè diceva l'una dell'altra che era rispettivamente di Genova e dei Savoia.  

Oneglia e dintorni erano antiche terre dei liguri ingauni, nelle quali si stabilirono anche il greci ionici di Focea, i quali avevano fondato diverse colonie nel Mediterraneo, da Marsiglia alle isole, alla vicina odierna Andora (i focesi di Andora facevano  scalo frequentemente nella baia di Oneglia e di Porto Maurizio, piùadatta di Andora, per raggiungere le altre colonie focesi). 

Si successe, poi, la presenza romana, bizantina e longobarda, cui seguirono le incursioni saracene che costrinsero la gente a rifugiarsi nelle ville vicine. Dopo la cacciata dei Saraceni, Oneglia era appartenuta ai Vescovi di Albenga, come feudo imperiale, e successivamente, con atto del Comune di Genova, la città era stata ceduta ai Doria come speciale enclave genovese, stretto tra i domini della Superba.

 Da quando poi fu ceduta ai Savoia, Oneglia si rivelò sempre “Civitas Fidelissima” nei confronti di quella dinastia. Insieme a Nizza, sua città sorella e capoluogo della omonima Contea. Oneglia divenne quindi un vivace porto commerciale e militare, strategico per lo Stato sabaudo, se pur non riuscisse mai ad essere adeguata sede di arsenale, come era nei voti dei Savoia, a causa di insanabili contrasti interni alla città e alle sue categorie. 

E ciò nondimeno Oneglia fu sempre cara ai Savoia al punto che a molti rappresentanti della Casata venne conferito il titolo di principi di Oneglia; in particolare tra i più insigni principi di Oneglia, si ricorda il cardinal Maurizio di Savoia, figlio di Carlo Emanuele I e fratello di Vittorio Amedeo I, che lo insignì del titolo nel 1642, unitamente a quello di conte di Nizza. Dopo l’occupazione napoleonica, la città fu restituita ai Savoia (insieme a tutta la Liguria, che, con la cessazione della Repubblica di Genova, del resto, venne annessa al Piemonte, come disposto dal Congresso di Vienna e in ossequio agli stessi intendimenti manifestati dalle grandi potenze - soprattutto degli inglesi - fin dalla metà del XVIII secolo, le quali ritenevano ormai inutile l'esistenza di uno stato ligure). 

Verso la fine dell’Ottocento, Oneglia promosse una vivace attività mercantile (oleifici e pastifici), alimentata dalla vocazione industriale del suo territorio e del suo entroterra, fino poi a confluire con Porto Maurizio e altri piccoli centri nel nuovo comune di Imperia.

Pierluigi Casalino

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