“Dopo il Covid e tutto il sistema da riavviare di conseguenza, la guerra è una ulteriore mazzata anche per il settore oleario”, a dichiararlo al nostro giornale è Paolo Boeri dell’Oleificio Roi di Badalucco in valle Argentina.
“Subito dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina -prosegue Paolo Boeri – mi sono confrontato con un analista che mi ha confermato variazioni importanti per tutto il comparto, dai semi all’extravergine. Un quadro poco confortante che, ovviamente, si riverbera anche sulle vendite. “In generale, l’incertezza a livello di mercato non aiuta mai. Anche se noi, come azienda non siamo particolarmente coinvolti nelle sanzioni nei confronti della Russia, non essendo quello di Mosca un mercato che seguiamo, salva qualche rara eccezione, penso a tutte quelle organizzazioni e strutture anche della Riviera che intrattengono rapporti diretti con la Russia, la floricoltura, i porti, per non parlare del turismo, che si riverbera bene o male su tutto il territorio”.
I costi di produzione e dell’energia, comunque, erano già schizzati alle stelle prima che dell’inizio del conflitto… “Confermo – dice Roi – abbiamo già provato sulla nostra pelle la difficoltà di reperire bottiglie per una nostra referenza rischiando, sotto Natale, quindi in tempi non sospetti, di perdere la commessa. Per restare in tema di bottiglie ed evitare problemi ulteriori abbiamo acquistato i in anticipo per tutta la produzione pagando un aumento del 10 per cento complessivo. Se avessimo acquistato comprato a spezzoni, il rincaro sarebbe stato del 15 per cento al mese”.
“Siamo stretti – incalza Paolo Roi – tra i fornitori e i consumatori. Non possiamo ribaltare totalmente gli aumenti che subiamo sui consumatori, altrimenti il prezzo finale sarebbe difficile da sostenere per chi acquista”.
Cosa si può fare? “Invocare aiuti -conclude Paolo Roi – servirebbe a poco e si rischia anche di perdere la voce. L’unica soluzione, per me, è fare fronte comune”.