In Tribunale a Imperia è andato in scena un caso destinato a fare scuola in materia di multe per eccesso di velocità. Durante un’udienza svoltasi a metà ottobre, il giudice ha invitato il Comune di Imperia, che aveva presentato ricorso in appello dopo una sconfitta davanti al giudice di pace, a rinunciare alla causa per evitare una possibile condanna per lite temeraria.
Il Comune continuava a sostenere la validità dei verbali basati su apparecchi privi di omologazione formale, richiamando la presunta equivalenza tra autorizzazione e omologazione indicata nella circolare del Ministero dell’Interno del 23 gennaio. Ma il giudice ha ricordato che la Corte di Cassazione si è ormai espressa in modo univoco: "senza omologazione, le sanzioni sono da considerarsi nulle".
La proposta conciliativa avanzata in udienza prevede la vittoria del ricorrente e la compensazione delle spese di giudizio. In caso contrario, se il Comune insistesse, il magistrato potrebbe ravvisare mala fede o colpa grave, con il rischio di condanna al risarcimento dei danni e al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende compresa tra 500 e 5.000 euro, oltre alle spese legali.
La norma, infatti, mira a scoraggiare le cause considerate pretestuose o infondate, punendo la resistenza giudiziaria basata su argomentazioni ormai superate. Una linea che potrebbe avere effetti pesanti per tutte le amministrazioni che continuano a difendere le multe elevate con autovelox non omologati, nonostante i recenti orientamenti della Cassazione.
Non solo: chi dovesse insistere in giudizio potrebbe anche affrontare un rischio contabile, poiché la Corte dei conti potrebbe chiedere il risarcimento del danno erariale a chi ha deciso di resistere in giudizio, qualora l’amministrazione venga condannata.














