Al Direttore - 22 settembre 2025, 09:43

“Radici anagrafiche come arma politica, un attacco inaccettabile”, la maggioranza replica a Bracco

"Le origini non sono un’arma politica, il consigliere la smetta con le polemiche personali e si confronti sui risultati", dice il capogruppo Landolfi

“Radici anagrafiche come arma politica, un attacco inaccettabile”, la maggioranza replica a Bracco

Riceviamo e pubblichiamo dal capogruppo di 'Avanti con Scajola sindaco ' Andrea Landolfi a nome della maggioranza

Il consigliere Bracco torna ad attaccare il sindaco Claudio Scajola utilizzando un argomento secondo cui solo chi ha origini in un territorio può amministrarlo bene: un’idea che affonda le radici nel localismo medievale, quando i feudi venivano affidati ai signorotti locali per diritto di sangue.bOggi, in una democrazia moderna, questa convinzione suona anacronistica. Ancora di più se viene usata per screditare candidati o amministratori che — pur con origini lontane — portano con sé competenze, visione e capacità ampiamente riconosciute. Se applicata davvero, questa logica trasformerebbe i Comuni e la politica in una pratica di chiusura identitaria.

L’intervento pubblicato ieri ne è l’ennesima prova: il consigliere Bracco continua a oltrepassare ogni limite, sia fisico che verbale, come già accaduto in numerose altre occasioni.
Quello che continua a mettere in scena non è dibattito politico, ma un attacco personale costante, mirato e deliberato, mascherato da falsa dialettica istituzionale.
La cittadinanza, giustamente, comincia a riflettere con sempre maggiore serietà su questi atteggiamenti, che alimentano un clima tossico di odio, delegittimazione e screditamento.

L'intervento, in particolare, dimostra in modo evidente come tutte le sue battaglie condotte in nome della democrazia, della Costituzione e della trasparenza siano solo slogan privi di contenuto. Parole forti usate con leggerezza, vuote di significato per chi le pronuncia, ma utili a costruire una retorica populista, strumentale e violenta.
Non c’è coerenza, non c’è rispetto per quei valori che dice di difendere: c’è solo un uso distorto e personale della politica.

Il consigliere farebbe bene a guardare in casa propria: sono moltissimi i sindaci del Partito Democratico che amministrano città e comuni senza avervi alcuna origine anagrafica.
Forse dovrebbe chiedersi se anche loro, secondo la sua logica, sarebbero da considerare “inadatti”. È un’ipocrisia evidente, che smaschera il vero intento: non difendere il territorio, ma colpire chi, politicamente, non riesce a contrastare con gli argomenti.

Siamo ormai abituati alla mancanza di autocontrollo del consigliere Bracco, sia nelle dichiarazioni pubbliche che nelle azioni in Consiglio comunale. Ma questo non può e non deve diventare la normalità. Il suo è un comportamento irresponsabile, reiterato e profondamente dannoso.
È evidente che non riesca ad accettare la figura e il ruolo del sindaco Scajola, del quale è ormai ossessionato fino alla persecuzione.

È arrivato il momento di porre un freno. Le parole hanno un peso, e continuare a insistere con questi attacchi personali rischia di sfociare in atti sconsiderati e violenti.
Per questo motivo, diffidiamo con forza il consigliere Bracco dal proseguire su questa strada. Se è in grado, si confronti sui temi, sulle proposte, sui risultati.
Se non ne ha la capacità o la volontà, abbia il coraggio di dimettersi.

In un periodo storico in cui servirebbero unità, rispetto istituzionale e visione, le origini anagrafiche non possono essere usate come arma politica. Chi amministra bene lo dimostra con i fatti, non con il certificato di nascita.

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