“Chi vota questa pratica si assume la responsabilità della morte del porto". L’appello della Compagnia Lodovico Maresca arriva in Comune. Oggi in consiglio si discute dell’adeguamento tecnico funzionale del piano regolatore portuale del porto di Imperia e i camalli protestano, compatti, davanti all’ingresso di Palazzo Civico.
La delibera, se approvata, porterebbe all’abbattimento delle strutture fisse presenti nel bacino commerciale onegliese, e quindi della pesa pubblica doganale, della sede della Maresca e, soprattutto, dei silos del cemento. In vista della scadenza delle concessioni, l’Amministrazione valuta “differenti scelte pianificatorie”, le attività di movimentazione e deposito di materiali, così, saranno possibili, ma “senza edifici in loco”.
Una scelta incompatibile con le attività che si svolgono nello scalo, dove la principale fonte di lavoro rimane il commercio del cemento: “Questo capitolo non è che l'ultima mossa di una storia che viene da lontano", tuona il console della Compagnia, Giovanni Zecchini. La Maresca, la compagnia più piccola d’Italia, da mesi si è mobilitata per riportare lo scalo a un interesse regionale, sotto l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, ma la Regione, a cui è demandata la decisione, temporeggia: "Fino agli anni '90 il porto era parte integrate del sistema regionale, con traffici da oltre 160-170 tonnellate -ricorda Zecchini- legati al commercio di olio, grano, per il mulino dell'Agnesi, cemento e merci varie". Nel 1995 il declassamento a porto comunale: "In questi 30 anni il Comune cosa ha fatto? La gestione è stata miope e inefficiente, negli anni abbiamo assistito a un accerchiamento, una vera e propria agonia".
Il console poi è passato a leggere la lettera, datata 1991, scritta dal sindaco di allora e di oggi, Claudio Scajola, indirizzata al compianto onorevole Manfredo Manfredi. Il primo cittadino, in contrapposizione alle posizioni assunte oggi, condivideva le preoccupazioni per il futuro della Compagnia, minacciata dalla fusione con quella savonese, la 'Pippo Rebagliati'. "Vogliamo rilanciare il porto -conclude Zecchini- creare lavoro stabile e garantito, in una città che offre solo occupazione precaria".