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L'Amarcord | 19 luglio 2025, 15:37

L'AMARCORD DEL SABATO. Scompare a Imperia l'eroe dell'Andrea Doria che lanciò l'Sos dopo lo speronamento che causò 52 morti e centinaia di feriti

Carlo Giovanni Bussi era il marconista della nave che affondò nel 1956

L'AMARCORD DEL SABATO. Scompare a Imperia l'eroe dell'Andrea Doria che lanciò l'Sos dopo lo speronamento che causò 52 morti e centinaia di feriti

Il suo nome e cognome fanno parte della storia, in particolare di quella dei mari e della navigazione mondiale ma, siamo sicuri, ai più suoneranno sconosciuti. 

Stiamo parlando di Carlo Giovanni Bussi, ufficiale addetto all'Sos sull'Andrea Doria. Bussi era infatti il marconista della nave che affondò nel 1956, speronata dalla nave passeggeri svedese Stockholm. Scomparve a Imperia nel 1992, alla vigilia del suo ottantottesimo compleanno. 

Era il secondo ufficiale marconista del transatlantico che, nella notte tra il 25 e il 26 luglio, lanciò il primo Sos venne appunto urtata dalla dopo dalla Stockholm. Bussi non perse mai il sangue freddo e i suoi messaggi, in quella tragica notte, furono tempestivi, efficaci e precisi. Il naufragio provocò l'affondamento della unità italiana, gravissimi danni alla Stockholm, che comunque venne rimorchiata in porto. 

I morti furono 52 e i feriti centinaia sull'Andrea Doria, 7 sulla nave scandinava. Giuseppe Bussi era nato a Canelli nel 1904 ma aveva vissuto quasi sempre in Liguria: Savona, Genova e, dal 1974, a Imperia, dove con la moglie s'era ritirato presso una figlia. Dopo il dramma della Doria aveva ripreso il mare come primo ufficiale marconista sulla Cristoforo Colombo e sulla Leonardo da Vinci. In pensione dal 1964, Bussi aveva poi diretto per una decina di anni la sede genovese di Radiostampa, l'ufficio specializzato per trasmettere via telex servizi e corrispondenze giornalistiche. Quindi, come detto, la meritata e serena pensione, avvolta dall'anonimato in quel di Imperia.

Bussi aveva sempre ripetuto di non voler più parlare del dramma personale che aveva vissuto durante la tragedia dell'Andrea Doria. Si era sentito ferito, sia psicologicamente sia sul piano dell'orgoglio e della morale, soprattutto dopo le feroci e  impietose polemiche che erano seguite al disastro. La commissione d'inchiesta degli Stati Uniti aveva infatti messo sotto accusa, del tutto ingiustamente, l'Andrea Doria e il suo comandante, Piero Calamai. Bussi, di fatto, fece perdere le sue tracce e cadde volontariamente nell'oblio. Non volle mai parlare, neppure con i familiari, come confermò anni dopo il figlio, avvocato a Genova, di quella tragedia che aveva vissuto sulla sua pelle. Il 25 luglio 1956 l'Andrea Doria stava navigando verso New York con 1.706 persone a bordo. In prossimità delle coste americane, fu speronata e affondò dopo undici ore di agonia. Una tragedia, ma anche la più grande operazione di soccorso della storia della navigazione, il cui successo fu legato in gran parte all’equipaggio dell’Andrea Doria. 

Un merito mai riconosciuto, dato che sul comandante e i marinai si abbattè sin da subito il peso delle polemiche. Era talmente bravo nel suo lavoro, Bussi, che il comandante Calamai lo volle a bordo del Doria dandogli uno degli incarichi più importanti tra quelli dell’equipaggio, con il grado di secondo ufficiale. Fu proprio Bussi, quella notte, alle 23.31, pochi minuti dopo la collisione con lo Stockholm, a lanciare l’Sos che fece scattare la più grande operazione di salvataggio in mare in tempo di pace di tutta la storia.

Giorgio Bracco

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