L’arte del suonare le campane è antica, un mestiere scomparso, che nell’Imperiese rifiorisce grazie a giovani mani. Simone Geraci, diciottenne genovese, nel 2019 ha fondato il gruppo dei Campanari Imperiesi con l’amico Matteo Aresca: negli anni la compagnia si è espansa, ora vanta una trentina di componenti e ieri è stata tra i protagonisti della processione portorina di San Pietro Apostolo.
Per molti, quella per le campane, è una passione tramandata, spesso dai nonni, per altri è quasi una ‘vocazione’: “L’interesse è nato quando ero bambino -racconta Simone Geraci-, ho iniziato a suonare a nove anni. Poi ho conosciuto altri campanari, mi hanno insegnato i fondamenti, ma sulla tecnica del Ponente sono autodidatta”.
La suonata al Duomo di Porto Maurizio
Le tecniche del suono, infatti, in Liguria sono varie. La prima, ‘a tastiera’, nasce tra il Piemonte e la Lombardia ed è la più recente: “Di solito si esegue con quattro campane, ma si può arrivare anche a dodici -spiega-, si utilizza una tastiera in metallo e legno che permette di comporre melodie complesse”. La seconda tecnica, autoctona del Ponente, è quella ‘battagliata’: “Ha origini antiche ed è la più diffusa, solitamente si compone di tre o quattro campane: la più grave è legata con una corda al piede ed è suonata da ferma, mentre le altre due vengono prese direttamente dai battagli e tirate verso di sé”. Infine, quella a ‘cordette genovese’, tipica del Genovesato e del Levante ‘importata’ dal gruppo in occasione di concerti ampliati: “Si usano cinque o sei campane che vengono legate alle mani e ai piedi”.
Si suonano i brani di chiesa, le canzonette popolari o i repertori campanari del paese, conservati dagli anziani: “Il membro più anziano del gruppo, di Castellaro, ha 92 anni, ormai non suona più le campane, ma ci ha donato la spartitura che viene eseguita da generazioni e contraddistingue il borgo”, dice Simone.
L’attività dei campanari prosegue con l’appoggio della diocesi di Imperia e Albenga: “Ci stiamo anche dedicando al censimento dei campanili delle parrocchie diocesane, per tracciarne la storia e facilitarne la tutela”, racconta Simone che conosce a menadito tecniche, meccanica e aneddoti sulle campane dell’Imperiese. Ma soprattutto suonano le campane in occasione delle feste patronali, come nella serata dedicata a San Pietro: “La concattedrale di San Maurizio per noi è un posto speciale – confida- abbiamo avuto l’onore di ripristinare il sistema originario, con la tastiera, che era andato perduto”.
Da tre anni anche il Duomo è teatro dei loro concerti e Simone ha accompagnato la processione diretta all’Oratorio del Parasio. Si arrampica lungo la ripida scaletta del campanile, pronto a esibirsi: “Le scale del Duomo sono ben agibili, ma capita di dover fare molta attenzione - sottolinea Simone-. Spesso incontriamo gradini pericolanti e particolarmente sporchi, a causa dei piccioni". Simone osserva la città e la processione da una postazione privilegiata. Prima di iniziare indossa le cuffie, poi batte sulla tastiera una suonata secolare e la melodia risuona dappertutto.