Dopo il 1492 molti ebrei spagnoli detti sefarditi e successivamente portoghesi e persino alcuni 'conversos', sia ebrei che musulmani apostrofati con disprezzo "marrani", e ai cui discendenti la Spagna ha restituito di recente la cittadinanza spagnola, trovarono rifugio in Francia e in Italia, dove, peraltro, il clima e la lingua erano simili al loro luogo di origine.
Ad Oneglia, ancora sotto i Doria e poi più tardi sotto i Savoia, ma pure a Porto Maurizio, bastione fortificato del dominio genovese nel Ponente ligure, gli ebrei ispanici (provenienti dalla Spagna e in viaggio alla volta di Ferrara, di Livorno, dello stesso Ducato di Savoia, dello Stato Pontificio, di Napoli, di Brindisi e delle comunità ebraiche nei domini ottomani) sostarono o si fermarono, incontrando quei commercianti ebrei tedeschi che spesso, dal Medioevo, erano soliti scendere in Liguria (specialmente a Monaco, a Mentone, a Sanremo, nel Dianese, a Porto Maurizio, a Savona e a Genova) per l'acquisto dei limoni e delle palme per le loro cerimonie liturgiche.
Si sa da alcune fonti ebraico-provenzali che nelle momentanee soste onegliesi gli ebrei ispanici nello specifico trovarono il modo di promuovere attività temporanee diverse che li collegavano ad altre comunità giudaiche nel resto dell'Italia e dell'Europa. Ad Oneglia, nell'ultimo secolo di influenza genovese, oltre agli ebrei sefarditi in fuga dalla Penisola Iberica, si registrò pure il movimento, sempre dalla Spagna, di alcuni arabo-andalusi in fuga (inclusi storicamente nel numero dei marrani ebrei e/o musulmani convertiti a forza o per paura dell'inquisizione), da non confondere con quelli originari del Nord Africa e dediti alle consuete azioni piratesche, ma che ebbero la possibilità di lasciare qualche traccia anch'essi del loro transito o permanenza da queste parti.
Sia i Doria che i Savoia, anche dopo l'acquisto della città da parte del Ducato sabaudo, destinavano i pirati musulmani nordafricani, fatti prigionieri durante le loro frequenti scorrerie lungo le coste liguri, a carceri improvvisate presso il castello di Oneglia, alle quali venivano accostati speciali luoghi di preghiera per la loro salute spirituale: non pochi di essi venivano talvolta liberati, scambiandoli con schiavi cristiani catturati dal naviglio barbaresco, grazie alla mediazione delle autorità genovesi.
I moriscos (coloro i quali almeno non erano riusciti a rifugiarsi in Marocco dopo la caduta di Granada), considerati comunque marrani spagnoli e non musulmani autentici, perché convertiti, e che giungevano in genere pacificamente via terra ad Oneglia e a Porto Maurizio, difficilmente si trattenevano nella zona per portarsi direttamente a Genova o a Livorno e di là tentare di imbarcarsi per il Mediterraneo orientale, dove sventolava ormai il vessillo dell' Islam turco.
Un caso particolare di presenza 'morisca' ad Oneglia e a Porto Maurizio fu quella di Leone l'Africano espulso dalla Spagna proprio nel 1492 e che ,a seguito di un' esperienza personale piuttosto avventurosa ed enigmatica, analoga in un certo senso a quella di Samuel Pallache, fece ritorno in Marocco dopo essere stato un consigliere molto ascoltato da Papa Leone X, dal quale prese il nome.