In una mattina solenne, tra il raccoglimento della folla e la grandiosità della Basilica di San Pietro, c’era anche lui: Alex Dellerba, diacono di Imperia, chiamato a svolgere il servizio liturgico nel rito funebre di Papa Francesco. Tra i 220 cardinali e i 750 vescovi giunti da tutto il mondo per rendere omaggio al Pontefice scomparso, la presenza discreta ma intensa del diacono ha colpito molti. Sul sagrato, al fianco del Decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re, Dellerba ha vissuto un momento di profonda emozione e responsabilità.
Gli occhi lucidi, il volto segnato dalla commozione, ma anche dalla consapevolezza di essere parte di un momento storico. “Un’emozione indelebile – ha confidato a La Voce dopo la celebrazione – un servizio che non dimenticherò mai. Servire la Chiesa in un giorno così, davanti al mondo intero, e soprattutto accanto a un Papa che ha segnato il nostro tempo… è qualcosa che porterò per sempre nel cuore”.
Alex Dellerba non è nuovo a incarichi importanti, ma questa celebrazione ha avuto un peso speciale. “Francesco è stato un pastore che ci ha insegnato a cercare Dio nei poveri, a uscire dalle sacrestie per incontrare il mondo. Oggi, mentre lo affidavamo al Signore, sentivo forte la sua eredità, la sua voce”.
Durante l’omelia, il cardinale Re ha ricordato la forza del messaggio del Papa argentino: il suo linguaggio diretto, le immagini vivide, la scelta del nome Francesco come programma di vita. Alex ascoltava, in silenzio, al fianco dell’altare. E con lui, idealmente c'era Imperia che ha seguito con orgoglio la sua presenza in una cerimonia trasmessa in mondovisione.
Un figlio della Riviera che ha portato la sua vocazione fino al cuore della cristianità, con discrezione e dedizione. Non cercava riflettori, Alex Dellerba. Ma oggi i riflettori, inevitabilmente, si sono accesi su di lui: simbolo di una Chiesa che serve in silenzio, di un legame profondo tra le comunità locali e la dimensione universale della fede.
Il Papa è tornato alla Casa del Padre. Alex, invece, torna casa con una responsabilità in più: custodire la memoria viva di ciò che ha vissuto, e farne testimonianza.