Forse il nuovo porto di Imperia prenderà vita. Se sarà accettata la richiesta della concessione pluriennale, se ci saranno le risorse finanziarie dai privati, allora il Marina di Imperia potrà ambire a un ruolo importante nella nautica italiana.
Peccato che con i “se” non si possa fare la storia, non si possa condizionare alcuna vicenda umana né sociale e tantomeno materiale. Purtroppo quella storia, quella del “Porto più bello del Mediterraneo” non sia iniziata proprio nel migliore dei modi e sia finita nella più intricata e miserevole palude della burocrazia e dei cavilli giuridici.
Ne è la dimostrazione l’attuale stato di una struttura portuale che naviga a “piccolo cabotaggio” conseguenza di una concessione demaniale su base annuale impedendo, di fatto, qualsiasi intervento di largo respiro in grado di riportare la marina alla sua più completa funzione.
Attualmente, per ribadire la situazione, manca persino l’area di distribuzione carburanti. Il progetto presentato, in effetti, segue le giuste e doverose istanze del sindaco Claudio Scajola che ha sempre e più volte ribadito l’assoluta necessità di avere una concessione pluriennale. L’unica che permetterebbe di avere la possibilità di interventi strutturali e funzionali tali da proseguire con l’efficienza dovuta la gestione del porto da parte della Go Imperia.
Ma questo sarà il primo degli elementi necessari per iniziare la nuova vita del porto ma non certo l’unica. Infatti i 136 milioni sono la risorsa essenziale per il futuro, una risorsa che fonda la sua “sorgente” soprattutto, ma non solo, dalle azioni di riacquisto dei posti barca da parte degli attuali concessionari. E allora proprio qui casca l’asino, come dice il detto popolare. Quali proprietari saranno così insipienti da ricomprare gli ormeggi dopo la prima volta dimostratasi una solenne “fregatura”?
Rimane sempre in ipotesi l’intervento finanziario di privati possibili protagonisti di un impegno importante di capitali: peccato che i tempi siano cambiati al confronto del 2012, quando il porto è iniziato ed è iniziato con l’inizio di indagini, sia per il “clima” e ancor più per la fama non proprio allegra che si è guadagnato nell’ambiente.
Al di là dei dubbi, dei problemi e delle difficoltà è indubbio che un porto turistico non potrà che essere un enorme volano per il futuro del capoluogo rivierasco. Certo che una struttura del genere deve essere assolutamente all’altezza dei tempi e soprattutto dei compiti ma senza esagerazioni che probabilmente sarebbero “fuori luogo” per un territorio almeno attualmente non ancora preparato. Infatti, un porto con una presumibile clientela di armatori ha bisogno di un retroterra di pari livello non soltanto per quanto riguarda le strutture ricettive ma anche tutte quelle offerte commerciali utili e necessarie per la nautica da diporto che, al momento, non esistono ma che dovranno nascere.