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Eventi | 26 aprile 2024, 12:15

Il pianista Leonardo Ferretti Gallino suonerà sabato a Cervo durante l’ incontro con la scrittrice finalista al Premio Strega Alessandra Carati

Gli studenti del Polo Tecnologico Imperiese nella giornata mondiale del libro presentano il testo in attesa di incontrare l’ autrice intervistata da Nicoletta Sasso

Il pianista Leonardo Ferretti Gallino suonerà sabato a Cervo durante l’ incontro con la scrittrice finalista al Premio Strega Alessandra Carati

In un’intervista del 2021, Alessandra Carati parla del suo libro, diviso in tre parti: la fuga di Aida, la protagonista, dalla Serbia, e l’arrivo in Italia, attraverso una fuga rocambolesca; la vita in Italia e la crescita di Aida tra nostalgia del passato e speranze per il futuro; la malattia mentale e il male di vivere.

Il libro, come racconta l’autrice, è stato scritto attraverso continue revisioni e riscritture; è stato un lavoro lungo, per il quale la scrittrice ha tentato una profonda comprensione attraverso la ricerca storica, incontri personali con sopravvissuti e testimoni diretti e i viaggi nei luoghi del racconto. Molti sono i temi affrontati e raccontati attraverso gli occhi e le azioni dei protagonisti: la guerra, la fuga, la disintegrazione della famiglia, di un popolo, di una identità culturale, la ricostruzione della vita familiare in un contesto socio-culturale diverso, il ritorno  e la fatica a identificarsi in un luogo in cui non ci si riconosce più, l’immigrazione, lo sradicamento e lo spopolamento. Incontreremo la Carati il 27 aprile 2024 presso l’Oratorio di Santa Caterina a Cervo alle ore 17:00  intervistata dalla prof.ssa Nicoletta Sasso con Francesca Rotta Gentile curatrice della rassegna letteraria di Cervo in blu d’inchiostro con intermezzi musicali al pianoforte a  cura di Leonardo Ferretti Gallino docente dell’ Istituto Sauro di Imperia

Contesto storico di questo romanzo  già finalista al Premio Strega :Europa dell’ Est e ex Jugoslavia La Jugoslavia, creata nel 1919, unendo popolazioni molto diverse fra loro,  dopo la seconda guerra mondiale, con il regime comunista di Tito, si caratterizzò come costituzione federale, con le repubbliche di Serbia, Croazia, Montenegro, Slovenia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina.

La costituzione riconosceva anche al Kosovo e alla Vojvodina uno statuto di autonomia. Morto di Tito, il 4 maggio 1980, con Milosevic, si diffuse il mito estremista e nazionalista della grande Serbia, ossia un grande stato serbo etnicamente puro, che oltre alla Serbia, comprendesse il Kosovo, la Bosnia-Erzegovina e le regioni della Croazia popolate da serbi, nonostante le ondate di nazionalismo croato antiserbo. Nel 1991 la Slovenia e la Croazia proclamarono l’indipendenza dalla federazione Jugoslava; nel 1992 fu la volta della Bosnia. Milosevic reagì duramente, avviando così una guerra civile; prese corpo lo spettro della pulizia etnica con la deportazione e la persecuzione, da parte di entrambi gli eserciti, della popolazione del paese nemico. In Bosnia, i serbi tentarono di unire il paese, la minoranza croata e musulmana reagì, proclamando l’indipendenza. A questo puntoscoppiò una vera e propria guerra civile che raggiunse livelli diviolenza inaudita. Europa e America intervennero tardivamente,ma, alla fine, la comunità internazionale riuscì a imporre la pace.Una parte del territorio bosniaco, però, restò sotto la protezione serba, il resto sotto l’amministrazione autonoma croato-musulmana.  La feroce guerra civile nella ex Jugoslavia ebbe uno strascico nel Kosovo, dove vi era una forte minoranza di serbi e dove si manifestava per ottenere l’indipendenza da Belgrado, che aveva avviato una guerriglia contro la presenza serba. La NATO intervenne a difesa del Kosovo e il 24 marzo 1999 iniziò a bombardare la Serbia, dove, nel 2000, le elezioni portarono all’affermazione dell’opposizione democratica guidata da Vojislav Kostunica. Nel 2006 Milosevic, incarcerato e processato, muore. Attualmente la Serbia è governata da una coalizione di partiti democratici che cercano di superarel’isolamento del paese. Il Kosovo dal 2008 è indipendente dallaSerbia ed è riconosciuto da più di 100 Stati membri ONU, compresa l’Italia. “E” primavera a Sarajevo” di Enrico Ruggeri Nella canzone si fa riferimento alla guerra dei Balcani che si è trasformata in guerra etnica e religiosa, ad un conflitto in cui i fratelli sono l’uno contro l’altro; lecroci e le moschee, simboli di due importanti religioni monoteiste, quella cristiana e quella musulmana, erano ubicate fra i giardini rigogliosi e verdi, vicini le une alle altre. Le persone, prima della guerra, convivevano in pace in una società multietnica e multiculturale che trovava la massima espressione nella città di Sarajevo. Sarajevo, città che ha attraversato un lungo inverno, metafora di distruzione, oscurità, buio, morte, ma anche città che in primavera ha la possibilità di rinascere, di aprirsi alla vita, di riempirsi di speranza, di musica. La speranza accompagna i protagonisti di questa canzone che vogliono incontrarsi di nuovo, che vogliono rivedere gli amici, costruire il futuro insieme, tornare a ballare per le vie e le piazze della loro città accompagnati dalle note della balalaika, liuto di origini russe con cassa a forma triangolare , con tre corde che vengono fatte vibrare con le dita o un plettro.


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