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Cronaca | 15 aprile 2024, 18:06

Apre centro per i rimpatri, la struttura sorgerà nell’area dell’ex Camandone di Diano Castello

Riunione in Prefettura con i sindaci del Golfo, inutili mobilitazione e raccolta firme. Previsti 50 'ospiti' e 100 agenti delle Forze dell'ordine

Apre centro per i rimpatri, la struttura sorgerà nell’area dell’ex Camandone di Diano Castello

Ci vorranno forse due anni ma il Cpr è destinato a sorgere nell'area dell'ex 'Camandone' di Diano Castello.  Lo ha comunicato stamattina il prefetto Valerio Massimo Romeo in una riunione ai sindaci del Golfo dianese. 

Il prefetto ha informato i primi cittadini di aver condiviso il progetto del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Il progetto sarà realizzato dall'Agenzia Invitalia e prevede la presenza di 50 "ospiti" e di un centinaio di agenti delle Forze dell'ordine.

A nulla, dunque, sarebbero servite la mobilitazione delle forze politiche ed economiche del Golfo e la raccolta di firme dei mesi scorsi. 

"Quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera o il respingimento, a causa di situazioni transitorie che ostacolano la preparazione del rimpatrio o l’effettuazione dell’allontanamento, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza per i rimpatri più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze": così dice l’articolo 14 del decreto legislativo 286 del 1998 (il testo unico sull’immigrazione, ndr) precisando che "Lo straniero è trattenuto nel centro, presso cui sono assicurati adeguati standard igienico-sanitari e abitativi, con modalità tali da assicurare la necessaria informazione relativa al suo status, l’assistenza e il pieno rispetto della sua dignità".

Le cronache, però, raccontano di Cpr dove lo "straniero" è "trattenuto" con modalità tutt’altro che umane e rispettose della sua dignità di persona. Come quello di via Corelli di Milano o quello di Torino, ad esempio, ma anche quello di Trapani: ispezionati, commissariati, chiusi, riaperti: trattamenti disumani, abuso di psicofarmaci, violenze. 

A ventiquattro anni dalla chiusura della caserma verrà scritta una nuova pagina. Situata nel comune di Diano Castello ma, a pochi metri, dal confine con Diano Marina, i 10 ettari – che racchiudono ben 31 corpi – sono rimasti abbandonati, fatta eccezione per i locali che ospitano i custodi.

La “Camandone”, lo scorso autunno, è tornata d’attualità quando era stata inserita tra le ipotesi per ospitare il CPR in Liguria. Una soluzione respinta con forza dai sindaci del Golfo Dianese che ne avevano sottolineato la distanza dall’aeroporto e dai porti, oltre alla vicinanza con le abitazioni e le strutture turistiche.  I sindaci del Golfo Dianese e delle associazioni di categoria avevano dato vita ad una petizione per scongiurare la realizzazione del Cpr.

Le ragioni sono da ricercare nel prestigio dell'area residenziale, a Diano Marina, solida realtà turistica della Riviera dei Fiori,  in cui sorge la caserma. Il comitato cittadino aveva evidenziato come “la Camandone, oltre a non essere in condizioni strutturali idonee ad ospitare i migrati, è al centro di diversi progetti di dislocazione degli uffici comunali e la realizzazione di una nuova strada che ne taglierebbe le pertinenze attraversandone l'ingresso”.

Diego David

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