Cronaca - 13 marzo 2024, 17:24

Processo Breakfast, la difesa di Scajola: "Vogliamo l'assoluzione nel merito"

Il processo proseguirà il prossimo 26 giugno davanti alla Corte d'Appello di Reggio Calabria

Processo Breakfast, la difesa di Scajola: "Vogliamo l'assoluzione nel merito"

Non è voluto mancare all'udienza fissata per le arringhe difensive dei suoi avvocati il sindaco di Imperia Claudio Scajola. “Un processo già finito”, aveva commentato Scajola nell'attesa dell'avvio dell'ultima fase di “Breakfast” davanti alla Corte d'Appello di Reggio Calabria.

In occasione della precedente udienza di novembre, il sostituto procuratore generale Maria Pellegrino aveva rilevato la prescrizione del reato contestato a Claudio Scajola ribadendo il “non doversi procedere nei confronti per il reato al capo C per sopravvenuta prescrizione del reato”.

Il reato è quello relativo alla procurata inosservanza della pena. E sempre la richiesta di prescrizione era stata formulata anche per gli altri due imputati Mariagrazia Fiordelisi e Martino Antonio Politi, ex collaboratori di Amedeo Matacena, per i quali la Pg aveva impugnato l'assoluzione in primo grado.

Una richiesta che era diventata quasi inevitabile dopo il rigetto della richiesta di audizione del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo. “Stante il rigetto – aveva detto Pellegrino - non rimaner molto spazio per la discussione, né esistono prove idonee a contestare contestare l'aggravante mafiosa”.

Spazio, dunque, alle arringhe della difesa di Scajola, composta dagli avvocati Patrizia Morello ed Elisabetta Busuito che hanno richiesto alla Corte oltre alla dichiarazione della avvenuta prescrizione, l'assoluzione nel merito, dopo aver ripercorso l'intero iter processuale. 

L'avvocato Busuito ha rimarcato, ancora una volta, la violazione dell'articolo 50 in ordine all'esercizio dell'azione penale, avvenuto in assenza del requisito dell'evidenza della prova, con l'aggravante ex art 416 bis che poi è stata fatta cadere in violazione al divieto di modifica pacifico in giurisprudenza.

Anche le intercettazioni, secondo la difesa di Scajola, registrano un quadro positivo di quanto avvenuto e smentiscono la sentenza di primo grado.

Patrizia Morello ha spiegato al termine dell'udienza: “Abbiamo evidenziato una pletora di elementi fattuali e di diritto per dimostrare l'evidente assenza di responsabilità penale in capo a Scajola, in piena aderenza a quanto richiesto dal codice di procedura penale in casi, come questo, in cui il reato è prescritto. È infatti completamente assente qualsivoglia contributo materiale posto in essere dal nostro assistito a favore della latitanza di Amedeo Matacena e, dunque, non è raggiunta la soglia della concreta idoneità dell'aiuto richiesta dalla fattispecie penale di procurata inosservanza di pena”.

Il sindaco di Imperia Claudio Scajola era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione, nel gennaio 2020, per procurata inosservanza della pena, con l'accusa di avere favorito la latitanza a Dubai dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, dopo che quest'ultimo aveva ricevuto un ordine di carcerazione per concorso esterno in associazione mafiosa.

Matacena, deceduto il 16 settembre 2022, avrebbe dovuto scontare 3 anni di carcere. Come si ricorderà erano stati gli avvocati di Scajola a sollevare l'avvenuta prescrizione del reato. E sempre la prescrizione, aveva già fatto uscire dal processo Roberta Sacco, la segretaria di Scajola all'epoca dei fatti. 

Il processo proseguirà il prossimo 26 giugno davanti alla Corte d'Appello di Reggio Calabria con l'udienza dedicata all'arringa della difesa di Politi.

Riccardo Tripepi

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