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Economia | 18 febbraio 2022, 07:00

Esports: la storia del fenomeno in Italia

Esports, esports, esports. Da qualche anno a questa parte non si sente parlare d’altro nel settore videoludico.

Esports: la storia del fenomeno in Italia

Esports, esports, esports. Da qualche anno a questa parte non si sente parlare d’altro nel settore videoludico. Possibile che l’idea di una serie di tornei di videogiochi sia risultata così originale nel 2020, tanto da riscuotere un successo planetario? Il fenomeno ha attecchito ormai anche in Italia, ma anche molti appassionati del gaming ignorano da dove sia partito questo movimento. E pensare che la prima competizione in assoluto a tema videogame è datata 1972: fu l’Università di Stanford a organizzarla, con l’ausilio della nota rivista “Rolling Stone”. La Atari organizzò tentò qualcosa di simile all’inizio degli anni ’80, sfruttando la popolarità del titolo “Space Invaders”. Nello Stivale, invece, qualche giornale specializzato si limitava a promuovere qualche torneo locale tra amici. Il vero primo campionato professionistico fu la Cyberathlete Professional League, che vide la luce 1997.

Insomma, già molto tempo prima che venisse coniato il termine “Esports” esistevano manifestazioni agonistiche incentrate sui videogame. La differenza l’ha fatta Internet. Da oltre un decennio pc e console casalinghe sono in grado di collegarsi alla rete consentendo a due giocatori di sfidarsi anche a distanza, persino da angoli opposti del globo. Fu Rob Pardo, uno degli inventori di “World of Warcraft”, a proporre per primo la competitività tra gli amanti dei videogiochi, tanto da accarezzare l’idea di vederli un giorno tra i protagonisti delle Olimpiadi. Si tratta di uno degli argomenti più dibattuti nell’ambiente e il CIO ha già iniziato a tastare il terreno attraverso le Olympic Virtual Series, in buona sostanza dei Giochi Olimpici invernali. Gli Esports producono un fatturato di un miliardo e mezzo di dollari annui in tutto il mondo, un dato triplicato rispetto a 5 anni fa.

In Italia esiste già dal 1984 l’AIVA, l'Associazione Italiana Video Atletica, che aveva il fine di scovare e premiare i migliori gamer italiani. Nei tornei organizzati dall’AIVA si era soliti gareggiare tramite videogiochi arcade appena usciti sul mercato, ma il tutto scemò nel giro di poco e solo nel 2001 i giocatori italiani poterono tornare alla ribalta partecipando alla seconda edizione dei World Cyber Games, in Corea. Da lì in avanti furono parecchie le medaglie conquistate dai gamer nostrani nelle competizioni internazionali e così sono iniziati a sorgere dei tornei anche nello Stivale.

Dal 2014 Giochi Elettronici Competitivi, con tanto di riconoscimento del CONI, gestisce il movimento sport elettronici nel territorio nazionale. Il primo campionato italiano, datato 2016, coinvolgeva il titolo “League of Legends” e si tenne alla fiera Romics. Dal 2020 il CONI si è attivato per riconoscere gli Esports come una vera e propria attività sportiva, con l’auspicio di vedere ancora più italiani ai Giochi Olimpici. Nel 2024 il desiderio potrebbe avverarsi a Parigi.

Appare ormai evidente che i videogame e i giochi virtuali hanno preso il sopravvento nel settore dell’intrattenimento. Nonostante la realtà del casinò disponibile online abbia concesso agli utenti di praticare comodamente a distanza gli hobby più classici come i giochi di carte, c’è chi alla semplicità e alla tradizione preferisce un’esperienza sempre più immersiva, tecnologica e all’avanguardia, anche se richiede un maggiore dispendio di energie e di risorse. Inutile negarlo: i videogiochi si sono radicalmente trasformati rispetto al secondo millennio e per migliaia di ragazzi rappresentano oggi addirittura un lavoro.

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