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Economia | 02 settembre 2021, 11:02

Oltre la metà delle micro imprese vuole assumere nei prossimi sei mesi, ma non si trovano le figure professionali

Il 79,9% delle imprese non riesce a trovare candidati idonei alle mansioni richieste

Oltre la metà delle micro imprese vuole assumere nei prossimi sei mesi, ma non si trovano le figure professionali

Oltre la metà delle micro imprese italiane è intenzionata ad assumere personale nei prossimi sei mesi. Ma la crescita dell’occupazione è fortemente frenata dalle difficoltà, in molti casi dalla impossibilità, incontrate per reperire le figure professionali necessarie all’attività aziendale. A rilevarlo una indagine condotta dalla CNA su un campione di oltre 2mila tra artigiani, micro e piccole imprese, rappresentativo della realtà imprenditoriale nazionale, composto per più del 90% da imprese con meno di dieci addetti.

Nel dettaglio il 55,1% delle imprese che hanno partecipato all’indagine vorrebbe realizzare assunzioni entro gennaio 2022. Di queste il 52,7% ipotizza nel periodo in esame un’assunzione, ma il 33,8% propende per due e l’8,2% per tre. Assunzioni, si badi bene, che non sono destinate a fare fronte a un aumento meramente transitorio della domanda. Quasi due nuovi lavoratori su tre, infatti, sarebbero reclutati mediante contratti stabili: il 29,4% con il tempo indeterminato, il 20,2% con l’apprendistato, il 14,8% con il tirocinio formativo. Il 27,7% delle imprese punta sul tempo determinato, che è comunque contratto di qualità e rappresenta la formula giuridica ideale a soddisfare la flessibilità richiesta alle imprese più piccole. Marginale risulta invece il ricorso alle collaborazioni professionali (4,1%) e al lavoro occasionale (3,8%).

La volontà delle imprese e, in particolare, delle imprese artigiane, micro e piccole, di ampliare gli organici anche in funzione delle nuove necessità richieste dal mercato nel dopo pandemia rischia però di essere frustrata dalle difficoltà, spesso insormontabili, nel trovare le figure professionali di cui hanno bisogno.

Solo il 12,9% delle imprese che stanno assumendo, o vorrebbero farlo, assicura di non avere avuto (ed è convinto che non avrà) problemi a selezionare candidati, dotati delle competenze richieste, disposti ad accettare l’offerta. La stragrande maggioranza del campione, all’opposto, denuncia difficoltà. Il 79,9% delle imprese, infatti, non riesce a trovare candidati idonei alle mansioni richieste. E il rimanente 7,2% si imbatte in candidati insoddisfatti delle offerte economiche avanzate dalle imprese.

La stessa situazione si riscontra da mesi nel nostro territorio: mai come quest’anno, gli stabilimenti balneari, le strutture ricettive, bar e ristoranti hanno avuto incredibili difficoltà a trovare personale necessario per l’avvio della stagione estiva - dichiara Luciano Vazzano, Segretario territoriale CNA Imperia - con l’aggravio di una situazione sanitaria altalenante che non ha permesso una programmazione di medio periodo e che ha avuto ripercussioni sulla durata delle assunzioni stagionali. Ed è importante rilevare che le difficoltà ad assumere non hanno riguardato la selezione fatta dai gestori delle attività ed una mancanza di professionalità dei lavoratori: a non esserci è stata proprio l’offerta a fronte di una domanda elevata”.

Dall’indagine CNA emerge infatti un ulteriore elemento preoccupante, anche se non nuovo. Il nostro Paese non ha un sistema organizzato in grado di coniugare domanda e offerta di lavoro: il 41,1% delle imprese ha ammesso di cercare il personale prevalentemente tramite il cosiddetto passaparola. Una quota quasi doppia rispetto a quella delle imprese che si rivolgono alle agenzie interinali e di ricerca/selezione del personale, che si ferma al 21,5%. Il 16,6% del campione si indirizza a scuole e/o a istituti di formazione. L’11% si affida ai mezzi di comunicazione specializzati. E appena il 3,8% ricorre ai centri per l’impiego, a riprova del fatto che il canale pubblico riesce solo per una esigua parte a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

E continua Vazzano: “Sussidi, stagione breve e incerta con un avvio posticipato e concentrato di fatto in pochi mesi, ma anche, purtroppo va evidenziato, una disaffezione dei giovani a volersi approcciare al mondo del lavoro ed a ricercare una propria autonomia. Manca soprattutto un sistema di politiche attive sul lavoro in grado di stimolare chi usufruisce di indennità di disoccupazione o assegni di cittadinanza e di sostegno ad accettare possibilità di impiego che implichino la perdita dell'assegno statale”.

E non è solo il comparto turistico a soffrire questo problema – prosegue - tutte le categorie artigiane ci evidenziano difficoltà a trovare personale adeguato. Dal settore dell’edilizia a quello produttivo, in particolare falegnami e fabbri, fino al settore agroalimentare, in cui la mancanza di nuove risorse nel settore della panificazione è ormai una questione irrisolta da lungo tempo. È indispensabile istituire sistemi che permettano a chi cerca lavoro e a chi lo offre di trovarsi: l’annunciata riforma delle politiche attive del lavoro non potrà esimersi dall’affrontare la questione della riorganizzazione delle strutture dedicate al collocamento né dall’adattare i percorsi formativi alle esigenze del mondo produttivo, soprattutto pensando a processi di alternanza scuola-lavoro che funzionino in modo efficace e che avvicinino i giovani a mestieri che hanno fatto grande l’Italia, ma che oggi sono a rischio scomparsa”.

C.S.

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