Il fumo continua ad essere un vizio molto diffuso nel mondo e l'Italia non fa di certo eccezione, con numeri che non sembrano calare per quanto riguarda questo fenomeno. L’Osservatorio Eurispes-Enpam ha stilato un report completo che traccia un bilancio del 2020 da questo punto di vista, così da rendersi conto delle nuove abitudini e dei cambiamenti per quanto riguarda il vizio del fumo: vediamo quali sono i dati che emersi.
Le abitudini dei fumatori: numeri e tendenze
L'indagine di Eurispes parte dall’andamento del numero di fumatori nel mondo, che è attualmente in leggera diminuzione in particolar modo nei paesi occidentali. In Italia ci si è stabilizzati tra gli 11 e i 12 milioni di fumatori, Per quanto riguarda i prodotti, la sigaretta tradizionale rimane di gran lunga preferita al tabacco trinciato visto che a sceglierla sono 8 fumatori su 10, mentre riprendono un po’ di terreno anche gli utilizzatori di pipa e sigari.
Non mancano poi i prodotti alternativi alla classica sigaretta, come i prodotti a tabacco riscaldato o, molto più diffusa, la sigaretta elettronica: a utilizzare quest’ultima è il 20,8% dei fumatori, invogliati anche dalla vasta scelta che si ha oggi a disposizione per la sigaretta elettronica e i liquidi, presenti in vari gusti come quelli creati da blu, ad esempio.
La ricerca passa in rassegna anche le opinioni di chi vorrebbe smettere: nel campione esaminato da Eurispes, il 30,5% delle persone ha affermato che dovrebbe smettere di fumare ma non ha la volontà di farlo, mentre il 26,3% dice che non crede di riuscirci; solo il 9% ha l’obiettivo di farlo nell’arco di sei mesi. Esiste però una forte propensione al cambiamento, con ben il 40,4% delle persone che si dice probabilmente disposta ad orientarsi su un altro tipo di prodotto che sia meno dannoso rispetto alla sigaretta tradizionale, a cui si somma un 21,5% che lo farebbe sicuramente. Infine, la ricerca svolta conferma una generale inefficacia dei centri antifumo, a cui si rivolge un numero esiguo di fumatori – in media 13mila l’anno – e che spesso sperimentano un alto tasso di recidive in chi smette.