Sul comparto turistico della Liguria a pesare come un macigno, insieme alla pandemia, ci sono anche le carenze strutturali già presenti. E permangono i grandi interrogativi per il futuro. È quanto emerge da una ricerca svolta da Francesco Gastaldi e Vittorio Ferri presso l'Università IUAV di Venezia.
I due ricercatori, entrambi laureati a Genova, hanno evidenziato questioni strutturali e di impatto economico del fenomeno turistico nella nostra regione. Secondo Gastaldi e Ferri (che riprendono quanto scritto nel report Ambrosetti 2020, oltre a dati della Banca d'Italia e di Regione Liguria), l’emergenza Coronavirus ha avuto e avrà effetti economici evidentemente negativi con il settore turismo particolarmente esposto: il PIL della regione subirà una contrazione pari a -8,7% per il 2020 nell'ambito di una forbice tra -5,7% e -11,7%, con una riduzione tra -5,4 e -3,4 milioni di turisti attesi nel 2020 e una conseguente perdita stimata di spesa turistica tra -0,5 e -1,0 miliardi di euro.
La Liguria sarà dunque più ‘povera’ e in questa povertà il settore turistico giocherà un ruolo importante.
La Liguria è terza regione italiana per spesa dei viaggiatori stranieri per abitante (1.556 euro), con una crescita del 5,7% tra il 2018 e il 2019 e per arrivi di turisti stranieri per abitante (6.000) e quinta per pernottamenti di viaggiatori stranieri per abitante (16.900), rispettivamente +1,4% e +5,7% tra il 2018 e il 2019. Inoltre, la Liguria è la seconda tra le regioni italiane per numero di crocieristi movimentati nel 2019 (oltre 2,6 milioni di persone).
A giugno del 2020 le imprese attive nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione rappresentavano il 10,81% del totale delle imprese attive in tutti i settori economici.
Nel primo semestre la variazione del numero di imprese attive nei servizi di alloggio e ristorazione è stata negativa (-0,6%), sostanzialmente in linea con quella del totale delle imprese attive (-0,8). Nel periodo gennaio-agosto 2020 gli arrivi dei turisti italiani hanno avuto una riduzione del -36,3% e del -69,7% per gli stranieri rispetto allo stesso periodo del 2019.
Le presenze degli italiani hanno registrato una riduzione del -30,2%, riduzione che è stata del -68,6% per quanto riguarda gli stranieri.
Un quadro a tinte fosche anche nei numeri, oltre che nel percepito generale, non solo in quello degli operatori del settore ormai prostrati per amarezza e incertezza.
Cosa porterà il periodo post-Covid, ammesso che si possa traguardare in tempi ragionevoli? “A nostro avviso - commentano i due ricercatori, Gastaldi e Ferri - come in tutte le grandi crisi, i più organizzati, strutturati ed innovativi recupereranno prima sottraendo quote di mercato”.
Genova e la Liguria non devono farsi trovare in ritardo, quindi: “Il turismo alberghiero è un settore economico privato nel quale il comportamento degli operatori economici è determinato dal principio della redditività degli investimenti - proseguono - adotteranno una strategia di sviluppo se ritengono che i benefici attesi possano ripagare il costo sostenuto. Viceversa, non possono essere attivati investimenti in una situazione di grave incertezza nel breve periodo e di fatto quest'estate sulle due Riviere è stato il boom delle seconde case, riscoperte anche dai giovani e delle aree interne del primo entroterra; le case dei nonni hanno fatto boom”.
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