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Al Direttore | 07 marzo 2020, 16:44

In tempi di emergenza sanitaria, il lettore Casalino ricorda il flagello della peste del 1600

"L'Aprosio ne parla nei suoi scritti: uno scenario che l'autore ha ben presente non solo a Genova, ma anche e soprattutto nella sua Liguria di Ponente, soprattutto a Ventimiglia e dintorni"

In tempi di emergenza sanitaria, il lettore Casalino ricorda il flagello della peste del 1600

“Al tempo del Coronavirus viene in mente la peste (o le pesti) del '600. Si proprio quella descritta dal Manzoni ne ‘I Promessi Sposi’, e che colpì anche la Liguria. L'Aprosio ne parla nei suoi scritti, descrivendola tra ‘demoni, untori e ratti’. Uno scenario che l'autore ha ben presente non solo a Genova, ma anche e soprattutto nella sua Liguria di Ponente, soprattutto a Ventimiglia e dintorni. La circostanza è pure ricostruita in un fortunato libro del Presotto dal titolo ‘Cronaca di una pestilenza (1656-1657)’, che non si limita a ricordarne le tristi giornate genovesi, ma estende il racconto al resto della regione. Fu infatti ‘tragedia, disgrazia e desolazione’. L'evento fu accompagnato dalle continue suppliche alla Madonna. E in ogni angolo di Liguria ci si affidava prevalentemente alle preghiera e all'uso di erbe medicinali come l'Artemisia. Analogamente, del resto, si era verificato già nel 1628 (ma anche prima), quando un'altra ondata di peste, ancor più letale e di maggior durata, era sopraggiunta dalla Francia e in particolare da Lione e dalla Provenza, estendendosi all'intera terra ligure e ad altre zone d'Italia. Come durante quella precedente epidemia anche in occasione di questo nuovo flagello del 1656 venne messo alla prova con successo il servizio di controllo del territorio svolto dalle autorità della Repubblica di Genova, in particolare quelle site al confine con il Nizzardo sabaudo. Pare che la peste scendesse dalla Val Nervia".

"Nei secoli scorsi altre pestilenze si erano affacciate in Liguria, tra le quali la celeberrima peste nera del 300. La peste del 1628 e quella del 1656, peraltro, non registrarono, nella capitanata intermedia, un numero di vittime superiore a quello del Genovesato. Non a caso, attraverso il citato sistema di controllo dei Rastrelli, una rete a più funzioni messa in atto da Genova, funzionò ottimamente. Se, infatti, il compito di tali istituzioni era quello,in particolar modo, relativo alla riscossione di tasse e di imposte di pedaggio, in quei giorni gli organismi in questione erano predisposti a bloccare i malati in transito e a impedirne il libero accesso a Ventimiglia e ai centri limitrofi. Coloro che erano privi di lasciapassare o di un documento vistato da un medico pubblico, ma non solo essi, erano avviati ai lazzaretti preparati all'uopo.

Pierluigi Casalino”.

Redazione

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