Ci sono frasi che, per il ruolo di chi le pronuncia, non possono e non devono passare sotto silenzio. È il caso delle dichiarazioni del sindaco di Imperia, Claudio Scajola, rilasciate nel corso della trasmissione "Sindaco in Onda" di Maurilio Giordana su Radio Onda Ligure, in risposta a una mia precisa domanda sul presunto interesse di un imprenditore di Sanremo per le sorti dell’Imperia Calcio. Interesse che lo stesso primo cittadino, va sottolineato, non ha smentito.
"Noi abbiamo imprenditori col braccino corto nel nostro territorio, quindi bisogna cercarli da fuori. Ci stiamo lavorando, abbiamo sul tavolo alcune proposte e speriamo di risolvere un problema che si è incattivito per i debiti costruiti in passato, aspetto che preoccupa i nuovi che si affacciano". E ancora: "Questa (la salvezza dell'Imperia calcio ndr) è una cosa a cui non sono tenuto ma che faccio come sindaco perché avrei piacere che la squadra che porta il nome della città possa essere sana e che possa militare in Serie C".
Parole nette, pronunciate da un ex ministro e attuale sindaco, nonché presidente della Provincia appena rieletto che delineano un giudizio severo sul tessuto imprenditoriale cittadino. Eppure, a distanza di giorni, tutto sembra essere scivolato via senza reazioni: nessuna presa di posizione pubblica da parte degli imprenditori imperiesi, chiamati in causa, è vero, genericamente, nessuna voce dalle associazioni di categoria. Viene allora spontanea una domanda: chi tace, acconsente? Personalmente preferisco distinguere: "chi tace, tace; chi acconsente, acconsente". Ma resta il fatto che un’affermazione di questo peso non può essere archiviata come una semplice constatazione o come una frase generica detta tanto per dire.
Gli imprenditori a Imperia esistono ancora, non sono scomparsi. Il problema, semmai, è che non investono, non rischiano, non si espongono in prima persona, non spendono nemmeno in città. Non nel calcio, certo, ma forse, appunto, nemmeno più nella città. È una scelta legittima, ma che allora va dichiarata, spiegata, discussa apertamente. Perché il calcio, piaccia o no, non è solo sport: è identità, visibilità, senso di appartenenza. Il sindaco ha detto di non essere "tenuto" a occuparsi dell’Imperia Calcio, ma di farlo per amore di una squadra che porta il nome della città. Una precisazione che suona quasi come una difesa preventiva, ma che allo stesso tempo solleva un interrogativo più ampio: se il Comune arriva a supplire, almeno moralmente, all’assenza dell’imprenditoria locale, che fotografia restituisce questodel capoluogo?
L’Imperia Calcio è certamente "gravata da errori e debiti del passato, e questo spaventa chi vorrebbe affacciarsi oggi", come sottolineato dal primo cittadino. Ma il silenzio non risana i bilanci e non ricostruisce fiducia. Né nello sport, né nell’economia cittadina. Forse è arrivato il momento di rompere questa quiete apparente. Perché le parole del sindaco non sono solo un giudizio sul calcio, ma uno specchio — scomodo — di Imperia stessa.






