Non c’erano certo sfuggiti i nomi. Ma soprattutto, diciamolo senza ipocrisie, non erano passati inosservati i cognomi dei vincitori del maxi concorso in Provincia e in Comune. Perché quando, in una tornata di assunzioni pubbliche, spuntano con sistematicità figure già orbitanti attorno al potere politico-amministrativo del Centrodestra imperiese, il problema non è più solo giuridico, è etico e morale.
Tra i nomi più rilevanti figurano Angela Tomatis, già dipendente della partecipata comunale Marina di Imperia e componente dello staff del sindaco Claudio Scajola; Letizia Giordano, moglie dell’assessore allo Sviluppo economico del Comune, Gianmarco Oneglio; Milena Raco, assessore al Bilancio del Comune di Ventimiglia; Andrea Coppola dello staff del sindaco della Città di confine Flavio Di Muro.
Ora, sia chiaro: nessuno mette in discussione a priori le capacità personali e, fino a prova contraria, la procedura è regolare. Sono stati tutti bravissimi, preparatissimi, impeccabili. Ma davvero si vuole far credere che, in un territorio intero, il meglio del meglio si trovi sempre e comunque a un metro dal palazzo, da uno staff, da una giunta o da una scrivania politica?
Il punto non è la legittimità formale delle procedure. Il punto è l’opportunità. Il punto è la percezione devastante che si consegna ai cittadini, in particolare ai giovani che studiano, concorrono e sperano. Perché quando il pubblico diventa un circuito chiuso, quando le porte sembrano aprirsi sempre per chi ha già le chiavi in tasca, allora la fiducia nelle istituzioni evapora.
Un assessore che vince un concorso. La moglie di un assessore che lo supera. Membri di staff politici che approdano stabilmente nella macchina pubblica. Tutto regolare? Si, naturalmente finché non si dimostra il contrario. Tutto decente? Qui il dubbio è più che legittimo.






