“Anch’io amo i cani ma la verità è che sporcano troppo”. Con questa frase, il sindaco di Imperia, Giovanni Gramondo, spiegò il motivo della sua ordinanza, discussa sinché si vuole, all’epoca, ma necessaria per conservare e tutelare il decoro cittadino. Era il gennaio del 1989, neppure troppo tempo fa…
“Gli escrementi animali sparsi lungo le vie e le strade del centro – continuava Gramondo – sono un problema igienico, i cittadini sono d'accordo con me. Non riesco a capire le ragioni di tanto scalpore. Ho soltanto ripreso, con qualche limitazione in più, un'ordinanza che alcuni anni fa aveva emesso l'allora vice sindaco Cagnone. La situazione era insostenibile: per percorrere le strade più centrali, si era costretti a compiere veri e propri slalom. E poi, era anche un pericolo: sotto i portici di via Bonfante, un'anziana è scivolata e si è rotta una gamba”.
Gramondo, 58 anni, medico, appare sorpreso dal clamore suscitato dalla decisione di vietare il passeggio dei cani, anche se condotti al guinzaglio, nelle vie principali della città.
“Non sono un nemico degli animali. Ho anch’io un cane da caccia e quindi conosco bene come stanno le cose - ribadiva con fermezza - la situazione era diventata insostenibile e preoccupante. Bisognava fare qualcosa, anche la giunta è d’accordo, unanime”. E a chi, e sono tanti, giudicano il provvedimento un po’ troppo drastico, Gramondo replica con chiarezza. “Per bloccare quest’andazzo occorreva un intervento deciso. Spero che lo choc serva a dare più sensibilità ai padroni dei cani – diceva - e poi nulla vieta, se le cose andassero meglio, dopo un’attenta verifica, di rivedere le disposizioni e consentire nuovamente il transito degli animali, a condizione che i proprietari si muniscano di paletta e sacchetto e rimuovano i "ricordini" del loro cane”.
Tante proteste, è vero, ma anche più di una telefonata di approvazione. Un veterinario con studio proprio in una delle strade “proibite” alle quattro zampe aveva chiesto in Comune “come faranno i proprietari a portarmi il cane malato?”. Si trovò una soluzione: la polizia locale, in casi del genere, evitava di elevare la multa prevista di 50 mila lire. Un altro cittadino si ribellò e annunciò che “il mio cane lo porto a fare i bisogni dove voglio: farò ricorso al Tribunale amministrativo regionale per far annullare quest’assurda ordinanza. I giardini di piazza Roma e i giardini Toscanini, anche per l'inciviltà di certa gente, erano ormai diventati veri vespasiani per cani.
“Abbiamo allo studio la realizzazione di due, tre aree in punti chiave dove istituire apposite toilette per le esigenze delle quattro zampe”, annunciò Gramondo. Nella sola Imperia, all’epoca, i cani registrati regolarmente all’Usl erano 5 mila circa. Non si fece attendere neppure la risposta di Rodolfo Fucile, presidente nazionale della Lega per la Difesa del cane. “Il sindaco Gramondo ha torto e ragione al tempo stesso – disse - sbaglia a impedire il passaggio in tutte le vie del centro: anche a voler rispettare l'ordinanza, chi non ha l’auto come può portare il cane a far pipì in periferia? Siamo invece con lui quando sostiene che i cani non devono sporcare nei luoghi pubblici. A Gramondo chiederemo di revocare l'ordinanza e di adottare il regolamento già in vigore altrove: chi ama gli animali, non ha difficoltà a usare paletta e secchiello”.






