Attualità - 18 novembre 2025, 17:39

Niente Tari da pagare se il negozio crolla a pezzi

La sentenza che fa giustizia e risparmia una commerciante imperiese

Niente Tari da pagare se il negozio crolla a pezzi

La giustizia tributaria ha scritto un capitolo importante a favore dei contribuenti. Ha annullato una maxi-sanzione da 46 mila euro inflitta dal Comune di Imperia a una commerciante per il mancato pagamento della Tari (la tassa sui rifiuti) relativa agli anni 2020 e 2021.

Non è stata solo una vittoria di forma, ma un riconoscimento sostanziale: non si paga per ciò che non si può usare. Al centro della disputa c’era lo stato dell'immobile. I legali della commerciante hanno dimostrato che il locale era in condizioni di totale degrado, tali da non consentire l'utilizzo per la sua destinazione d'uso originaria.

La Tari si basa su un principio fondamentale: si paga perché l'immobile è idoneo a produrre rifiuti. Se l'immobile è di fatto inutilizzabile, il presupposto impositivo viene meno. La sentenza, in sostanza, ha riconosciuto che un locale non idoneo all'attività commerciale è equivalente a un locale "non occupato" ai fini fiscali. Pagare 46 mila euro per uno spazio fatiscente sarebbe stato un ossimoro fiscale. Oltre al merito del degrado, la difesa ha fatto leva su importanti vizi procedurali e normativi, tipici del periodo contestato che copriva gli anni 2020 e 2021, segnati dalle restrizioni pandemiche. I legali hanno eccepito la mancata allegazione delle delibere ARERA (l’Autorità di Regolazione) che prevedevano specifiche riduzioni del tributo Tari per le attività colpite dal lockdown. L'omissione di queste norme a favore del contribuente ha pesato sull'annullamento. È stato contestato anche un vizio formale relativo al difetto di rappresentanza del Comune nell’atto di accertamento, un tecnicismo che, sommato agli altri punti, ha contribuito a smantellare l'intera pretesa tributaria.

Questa pronuncia non è un caso isolato, ma rafforza il principio secondo cui l'esclusione dall'obbligo Tari non richiede solo la mera chiusura, ma l'oggettiva inutilizzabilità del bene. Per i commercianti e i proprietari di immobili in condizioni precarie, la sentenza della Corte di giustizia tributaria della Liguria funge da chiaro monito ai Comuni: la tassa sui rifiuti non è un canone fisso sulla proprietà, ma un corrispettivo per un servizio potenziale. Se il locale non è utilizzabile, non produce rifiuti. E se non produce rifiuti, non deve pagare la tassa. È una vittoria del buon senso sul rigore burocratico.

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