La bella addormentata… della Riviera. Una sintesi forse più obiettiva che ingenerosa assegnata a Imperia da Vittorio Capotorto, personaggio con molteplici e variegate esperienze di teatro, come attore e regista, di comunicazione e di scrittore. Un addebito al capoluogo ponentino, insomma, non certo per valenze turistiche o imprenditoriali o commerciali bensì per gli scarni interessi culturali che si respirano. Anche se la città non lesina qualificate occasioni grazie a musei, gallerie e monumenti. "Sono residente qui soltanto da due anni – precisa Capotorto – e Imperia è un posto tranquillo, ben amministrato e pulito ma certamente un poco chiusa, conservatrice senza voler fare paragoni con metropoli come New York dove ho vissuto per tanti anni”.
Sicuramente il paragone sarebbe fuori luogo e illogico ma cittadino della ʽGrande Melaʼ dal ’97 ha condotto il progetto per la diffusione del teatro italiano negli Usa. “Per anni sono stato allievo di Eduardo De Filippo, – racconta – un’esperienza che mi ha permesso di muovermi facilmente nelle tante occasioni culturali che offriva la metropoli”.
Imperia, quindi, diviene un impellente stimolo alla sua azione di risveglio anche considerando le autentiche possibilità della città. “Invece qui l’interesse per la cultura non è proprio ad alti livelli – ammette –. Comunque ho dato vita ad ʽAbracadabraʼ un’associazione del terzo settore creando pure un piccolo teatro in via Nazionale, nel quartiere di Castelvecchio, ma la risposta anche agli inviti a chi volesse fare cultura tramite la recitazione non è stata proprio entusiasmante”.
Forse certe mancanze ormai sanate hanno avuto un grande peso. “La chiusura del Cavour – spiega – ha nuociuto non poco alla presenza di spettatori nonostante le virtuose attività del ʽTeatro dell’Attritoʼ e dello ʽSpazio Vuotoʼ”. Un personaggio di livello come Capotorto, discepolo di De Filippo, reduce da prestigiose esperienze statunitensi può essere fonte di nuovi stimoli per risvegliare una città culturalmente dormiente. “Realizzare progetti per portare cultura teatrale nelle scuole può essere un positivo compito per il Comune – la sua prospettiva – .Sarebbe giusto coinvolgere i giovani dagli ultimi anni delle elementari all’Università”.






