La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Vittorio Sgarbi, nell’ambito dell’inchiesta sull’esportazione illecita di un’opera d’arte di straordinario valore: il Concerto con bevitore di Valentin de Boulogne, stimato circa 5 milioni e mezzo di euro. Il quadro, secondo gli inquirenti, sarebbe stato trasferito a Montecarlo senza il necessario attestato di libera circolazione, documento che consente l’uscita di beni culturali dal territorio italiano.
La vicenda giudiziaria non è nuova. Un primo processo, avviato davanti al giudice monocratico Eleonora Billeri, era stato sospeso dopo l’accoglimento di un’eccezione sollevata dalla difesa, che aveva segnalato un vizio nella citazione a giudizio. Successivamente, la Corte di Cassazione ha stabilito che il procedimento dovrà svolgersi a Imperia, respingendo la richiesta degli avvocati di trasferire il fascicolo a Roma per incompetenza territoriale.
Accanto a Sgarbi, difeso dagli avvocati Giampaolo Cicconi e Alfonso Furgiele, risultano indagati anche la sua compagna Sabrina Colle, amministratrice unica della società Hestia Srl, e due collaboratori, Gianni Filippini e Maria Caradonna.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, Sgarbi avrebbe incaricato Colle di occuparsi della valutazione e della vendita di alcune opere di sua proprietà, tra cui il dipinto di Valentin de Boulogne. Colle, a sua volta, avrebbe trattato la cessione dell’opera all’estero, pur essendo consapevole della mancanza del permesso ministeriale.
Il collaboratore Gianni Filippini avrebbe poi gestito i contatti con Maria Caradonna, alla quale sarebbe stato affidato il compito di curare il trasporto del quadro. L’opera, prelevata dall’abitazione di Sgarbi, sarebbe stata portata fino a Montecarlo, dove, tramite Lorella Schiavon, sarebbe stata consegnata alla mercante d’arte Mirella Setzu. Quest’ultima avrebbe infine provveduto a proporre il dipinto in vendita alla prestigiosa fiera internazionale TEFAF di Maastricht.
Ora la parola passa al giudice, che dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura e disporre il processo a carico di Sgarbi e dei suoi collaboratori.






