Attualità - 31 ottobre 2025, 07:05

Quando amministrare un piccolo Comune dell’entroterra diventa un’impresa

La storia dei sindaci che investono il loro compenso per finanziare eventi e manifestazioni

Quando amministrare un piccolo Comune dell’entroterra diventa un’impresa

Sindaco del paese, parafulmine di ogni lamentela, masochista per scelta e senza stipendio. Non è una novità, non è un’esagerazione, ma salire sul gradino più alto dell’amministrazione di un centro abitato di poche anime è un’idea malsana. Basta chiedere a un diretto interessato e soltanto allora si comprende come spesso il sindaco non vive una situazione di privilegio. 

Da una parte le ristrettezze di bilancio, la burocrazia con le sue regole a volte assurde, dall’altra i desideri e i diritti dei compaesani, amici prima delle elezioni e dopo magari giudici inflessibili. Il bello, se così si può definire, è che quell’alta carica amministrativa viene espletata dai sindaci a titolo gratuito ovvero con tanti di loro che l’indennità dovuta per legge fanno finta di accettarla e incamerarla nelle proprie tasche. “Rinunciare a quel compenso significa crearsi problemi burocratici – spiega Tonino Galante, sindaco di Cosio d’Arrosciae allora io la ricevo ma poi la utilizzo per finanziare le nostre manifestazioni quindi, in realtà, non ne usufruisco. Altrimenti sarebbe un peso insopportabile per le finanze comunali”. 

Una situazione che è piuttosto comune e usuale nell’entroterra ponentino dove i comuni rifulgono da sempre rifulgono per carenti risorse finanziarie. Dove il sindaco molte volte, oltre ad addobbarsi con la diagonale fascia tricolore, si cala nelle vesti di idraulico, elettricista, impiegato e stradino, tanto per fare qualche esempio, perché quelle figure necessarie il bilancio non se le può permettere. “Se prendo l’indennità? – domanda incredulo Giancarlo Cacciò, sindaco di Ranzo – In teoria la ricevo ma poi la destino a pagare le spese per le manifestazioni del paese, non possiamo caricare il bilancio anche di questi costi”. 

Un altro caso di indennità teorica, uno dei tanti. “Sì la prendo, – ammette Renato Adorno, primo cittadino di Rezzo - però la utilizzo per le piccole spese del Comune e poi pago le tasse conseguenti anche se in realtà non ne ho alcun beneficio: non posso fare diversamente, le nostre possibilità finanziarie sono davvero povere”. Esistono pure realtà meno problematiche dove il bilancio non piange. “Facciamo i conti con il ragioniere del Comune – spiega Mattia Gandolfi, al vertice amministrativo di Prelà – e, se ce lo possiamo permettere, mi viene assegnata: ma non ripaga certo del tempo, delle spese e dello stress vissuti da sindaco”. Un riconoscimento monetario comunque insufficiente del lavoro amministrativo. “Per legge ne ho diritto – conferma Giuseppe Rebuttato, sindaco di Dolcedo – ma per il tempo e l’impegno che dedico è un compenso ridicolo ma non chiedo niente per le spese di trasferta”. L’entroterra, tutto e non solo quello descritto in queste poche righe, è l’autentico regno dei sindaci immolati all’amore per la loro terra.

Ino Gazo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU