Il CPR nell’area della ex-Caserma Camandone non lo vuole nessuno. Nessuno dei comuni del comprensorio dianese accetta neppure la possibilità che la vecchia struttura militare sia trasformata in un Centro Per Rimpatri degli immigrati irregolari con tutte le conseguenze del caso anche e soprattutto sulle valenze turistiche di quel territorio. Così Diano Castello, sul cui territorio è individuato quel Centro, è diventato il capofila della protesta - insieme a Diano Marina, Diano Arentino, Diano San Pietro, Villa Faraldi, San Bartolomeo al Mare e Cervo - che vuole evitare i possibili danni ad un’area che vive di turismo.
Un coeso gruppo di comuni che, proprio per allontanare quel rischio, hanno raggiunto un accordo di cooperazione e presentato un progetto alla Regione Liguria per la ʽri-naturalizzazioneʼ del suolo della ex Caserma propedeutico alla riqualificazione totale del complesso. “A tutti noi amministratori del golfo dianese e del suo entroterra – precisano i sindaci – è stata evidente la possibilità di intervenire positivamente in quell’area e nel progetto abbiamo coinvolto la proprietà della Camandone ovvero la Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo FIV”.
Un intervento ambizioso nato dalle opportunità offerte dal fondo per il contrasto del consumo di suolo creato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che prevede, appunto, contributi per operazioni proprio nell’ambito dei suoi specifici obiettivi, evitando, quindi, ulteriori costruzioni. Al momento il progetto è limitato al ripristino del suolo della Piazza d’Armi, area attualmente pavimentata con asfalto, mentre i due grandi campi ai lati, a suo tempo compattati per l’addestramento delle reclute e rimasti nelle stesse condizioni, devono essere riportati alla loro origine di terreno naturale. Le implicazioni finanziarie, ovviamente, sono importanti e, infatti, la spesa prevista ammonta a 1 milione 400 mila euro che, in caso di approvazione, avrebbe la partecipazione del bilancio comunale di Diano Castello per 168 mila euro ripartiti in tre annualità.
L’area finale si presenterebbe con il ripristino degli alberi già presenti e con un totale di 300 nuove alberature di diverse dimensioni mentre tutta la zona verde a diposizione del golfo dianese avrà panchine, gazebo, recinzioni, fontane, sentieristica e opere in pietra a secco.






