"Oh Ferru...", Quel grido mi rimbomba ancora in testa, nitido come se fosse ieri. Era il nostro modo di chiamarlo, di cercarlo, di sentirlo vicino, lì, nello spogliatoio negli anni gloriosi dell’Imperia. Era un grido di battaglia che partiva dal cuore e arrivava a lui, Ferruccio Mulinu, "il Ferru", dirigente accompagnatore, presenza discreta e fondamentale in quelle stagioni indimenticabili dei nerazzurri firmate Pino Cipolla.
Ferru ci ha lasciati. Se n’è andato a 88 anni, in punta di piedi, proprio come era nel suo stile. Senza clamore, senza chiedere nulla, ma donando tutto: tempo, passione, fiducia. Era fatto così. Non aveva bisogno di prime pagine. La sua importanza si sentiva nei dettagli, nei silenzi, negli sguardi. Faceva il muratore nella vita, amava Luigi Tenco, uno che la fatica la conosceva bene — ma sul campo era un uomo di calcio vero, di quelli che oggi si contano sulle dita di una mano. Dopo qualche esperienza da allenatore, Ferruccio Mulinu, originario di Genova, aveva ricoperto un ruolo di primo piano nei quadri dirigenziali dell’Imperia. Sempre presente, sempre affidabile. Indimenticabile il nostro abbraccio con conseguente ruzzolone sui gradoni del 'Mario Puchoz' di Aosta dopo che Massimiliano Bongiorni nel recupero di Aosta-Imperia segnò la rete della matematica promozione in C2 . Anche nell’anno amaro della C2, quello che ci ha segnati, lui c’era. Silenzioso, con quel suo passo tranquillo e il sorriso un po’ schivo, ma sempre pronto a stimolare giocatori e dirigenti.
Su Ferru chiunque potevi contarci. Sempre. Mai una parola fuori posto. Mai un gesto di troppo. Non servivano le parole, bastava con lo sguardo, con la mano sulla spalla, con una battuta che alleggeriva l’aria. Era uno di noi. Era meglio di noi. Dopo l’Imperia, aveva fatto qualche esperienza alla Golfodianese, proprio nell’anno magico dell’approdo in Eccellenza con Milo Durante. E guarda E poi ancora insieme, come fosse destino, nella San Leonardo Pallapugno. Sempre con quella stessa umanità sobria, quella stessa passione silenziosa.
Non ci si vedeva da una vita, Ferru. Ma tu sei rimasto lì, in uno spogliatoio della memoria, a raccogliere i nostri pezzi e a farci sentire squadra.
Ora che te ne sei andato, non riesco a non sentire ancora quel nostro grido: "Oh Ferru…" Solo che stavolta non rispondi. Ma sei lì, lo so. Con le mani dietro la schiena, con lo sguardo attento, con quel sorriso che ci diceva sempre: "Dai, che ce la facciamo".
Ciao Ferru. E grazie.
La foto di copertina è tratta dal libro di Massimo Colaicomo 'Il Sottile filo nerazzurro' l'arrivo del pullman dell'Imperia in piazza Dante dopo la vittoria del campionato di serie D al termine della stagione 1998/'99






