In quasi tutti i dipartimenti di storia delle maggiori università americane vengono proposti uno o più insegnamenti di Storia Ebraica, ai quali si aggiungono gli insegnamenti di Storia Americana, di Storia Italiana, di Storia Cinese... Il che non corrisponde affatto a qualcosa di analogo, nella misura in cui questi ultimi si riferiscono per definizione ad uno spazio geografico, mentre quelli di Storia Ebraica richiamano un popolo, o un' etnia, o un'identità.
Anche nelle università israeliane gli insegnamenti di Storia Ebraica - e non di Storia di Israele: il che sarebbe ben diverso- vengono normalmente distinti da quelli di Storia dell' America o dell'Europa o dell'Asia o dell'Africa. Ma esiste davvero una storia ebraica? E ha senso definirla in quanto tale, allo stesso modo in cui negli Stati Uniti, o in generale nell' ambiente accademico anglosassone, si definisce e si insegna una Storia Islamica? Ancora: perché, nelle accademie americane o britanniche, una Storia Cristiana viene insegnata quasi soltanto nelle scuole superiori di teologia? Anglosassoni a parte, quanti fra noi, nell' Occidente più o meno laico, si sentirebbero adeguatamente rappresentati da una didattica universitaria che distinguesse preventivamente l'insegnamento della Storia Cristiana da quello di tutte le altre? E quale studioso assennato pretenderebbe di ricostruire la storia della Palestina moderna, distinguendo in questa la Storia Ebraica dalla Storia Islamica o da quella Cristiana?
L' attualità-una tragica attualità- si incarica fin troppo di dimostrarlo: a chi guardi senza paraocchi alla vicenda di Gerusalemme o dei territori della Cisgiordania o di Gaza, riesce del tutto evidente come le due storie, l'ebraica e la musulmana (oltreché una terza, la storia cristiana in Palestina), partecipino alla stessa storia. Così per il XX secolo, e così per i secoli precedenti (e così sarà per i secoli futuri). Più che la Storia Ebraica, dunque, ha senso studiare la Storia degli Ebrei (esattamente come, più che la Storia Islamica, ha senso studiare la Storia dei Musulmani, e più che la Storia Cristiana, la Storia dei Cristiani o, se mai ancora della Chiesa Cattolica e delle altre Chiese Cristiane).
Storia degli Ebrei, quindi. Non Nella loro separatezza, ma nella loro interazione con gli uomini e le donne di altre fedi religiose - o di nessuna fede- che abbiano vissuto in un medesimo spazio-tempo, che abbiano insistito su uno stesso territorio in uno stesso periodo storico. Infatti ha un giusto senso studiare, ad esempio, Storia degli Ebrei nell' Italia moderna o simili. Va, infatti, sottolineato il carattere falsificante di una Storia Ebraica che postuli la separatezza tra le comunità israelitiche degli Antichi Stati Cristiani, ancora per fare un esempio, e il contesto cristiano maggioritario: la Storia degli Ebrei e dei Cristiani è, infatti, una Storia di scambi, di intrecci istituzionali, sociali e culturali, impossibili da separare, in cui le minoranze non costituiscono delle isole.
I casi di Ferrara e, per ciò che interessa a noi, di Oneglia (e di Nizza) e in misura minore di Porto Maurizio, sono esemplari, anche se non ne mancano altri in Italia e in Europa. Le vicende degli ebrei nell'Italia moderna comprese tre fasi. La prima e la seconda furono traumatiche e furono segnate dalla cacciata degli ebrei autoctoni dalla Sicilia e dall'intera Italia Meridionale, riflesso italico della Reconquista spagnola e vide l'arrivo, nel Centro Nord, di massicci gruppi di ebrei ispanici e lusitani, mentre nel XVII secolo, seguendo i provvedimenti dei Papi della Controriforma, le classi dirigenti di tutti gli Antichi Stati italiani costrinsero gli ebrei entro i confini dei ghetti.
La terza fase o svolta benefica, se pur dolorosa, avvenne dal tardo Settecento al primo Ottocento, quando le riforme illuministiche e napoleoniche aprirono agli ebrei la via dell'emancipazione, ma a rischio di una loro assimilazione e di una perdita di identità. Nell' Oneglia sabauda (muovendo da Nizza) i Savoia assai equilibrati e lungimiranti dischiusero completamente le porte dell' emancipazione degli ebrei presenti, anche se nei territori sabaudi gli ebrei dalla fine del XVI secolo godevano di ampia libertà di movimento.
Non dimentichiamo i favori con cui i Savoia ricompensarono i banchieri ebrei del finanziamento dell'acquisto di Oneglia e dintorni dalla famiglia Doria. E del resto ad Oneglia, ma anche nella Porto Maurizio genovese la gente non nutriva grandi pregiudizi nei confronti degli ebrei come in altre zone liguri, e una certa integrazione si era piuttosto affermata.






