Ciclismo - 05 settembre 2025, 11:02

IL PERSONAGGIO. Armando Migliorelli e il viaggio della vita: da Imperia a Gallese in bicicletta a 83 anni

La figlia Valeria, “Papà pedala ancora 200 chilometri a settimana, non si ferma mai"

Armando Migliorelli                                                                                                                                        (foto Tusciaweb)

Armando Migliorelli (foto Tusciaweb)

Imperiese di adozione, conosciuto per anni dietro il bancone del suo negozio di biciclette a Imperia e pioniere del ciclismo locale negli anni Ottanta,  Armando Migliorelli non  ha mai smesso di amare le due ruote. A 83 anni ha  deciso di compiere una nuova impresa: percorrere in bici oltre seicento chilometri per tornare a Gallese, il paese natale in provincia di Viterbo, nel Lazio.

Un viaggio lungo quattro tappe, che lo ha riportato alle radici. Non era la prima volta: dieci anni prima, appena un anno dopo un delicato intervento al cuore, Migliorelli aveva già affrontato lo stesso percorso. “Papà pedala ancora 200 chilometri a settimana – racconta la figlia Valeria al giornale Tusciaweb –. Non si ferma mai, è disciplinato e tiene sempre la sua forma fisica”.

La partenza, prevista per mercoledì 28 agosto, è slittata per il maltempo. Armando Migliorelli è salito in sella sabato 30 agosto ed è arrivato a destinazione martedì, dopo tre tappe affrontate da solo e l’ultima – da Montalto di Castro a Borghetto – insieme alla figlia e al nipote sedicenne.

La passione per la bicicletta lo accompagna da una vita: ha  iniziato a correre a 16 anni, poi ad Imperia ha aperto un negozio e ha fatto parte di una squadra ciclistica. 

Quando dieci anni fa fece lo stesso tragitto – ricorda Valeria –, tantissimi ciclisti si affiancarono a lui lungo la strada. Anche questa volta avevamo sperato che fosse un cammino ricco di incontri”.  “Lo abbiamo o passo dopo passo con un’app – spiega la figlia –. Sapevamo sempre in tempo reale dove si trovava”.

L’arrivo a Borghetto, piccola frazione di Gallese, è stato un momento di grande festa. “Avevamo organizzato una pizzata tutti insieme – sorride Valeria –. Se i conti erano giusti, eravamo in 46: cugini, fratelli e sorelle. Un’accoglienza calorosissima”. La famiglia non aveva mai dubitato delle sue capacità, semmai temuto i rischi esterni: “Non ci preoccupava il viaggio in sé – ammetteva Valeria ma i pericoli della strada”.

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